| Il conte, l'abate e l'articolo imperfetto |
Livia Nascimben | 17-02-2004 |
Mi è venuto in mente un incontro al Faro in cui lei diceva che
“a volte ciò che per una parte della mente
rappresenta un problema da risolvere,
per un'altra è invece un ideale da raggiungere”
Ma allora come ci si stacca dai propri sintomi?
Se da una parte sono di impedimento, dall'altra è rassicurante averli.
Com'è che si mettono d'accordo le due parti? Come si avvicinano?
Dallo psicologo alla biblioteca ci sono 10 minuti a piedi; nel tragitto passo davanti ad una copisteria.
Ieri avevo pensato di fare una decina di copie di quell'articolo su Il conte di Montecristo che ho trovato in internet, da portare ai detenuti, da fare leggere a chi del romanzo sa poco o nulla.
Oggi davanti alla copisteria ho pensato che avrei potuto cercare un articolo migliore prima di farne le fotocopie e ho proseguito oltre.
Poi mi sono bloccata in mezzo alla strada: in che senso un articolo migliore?
Un articolo più ricco, un articolo più completo. Potevo cercarlo, ieri non ho dedicato molto tempo alla ricerca. Potevo trovarlo, sicuramente c'è.
Mi sono sentita in ansia: non stavo facendo le fotocopie perché volevo portare al gruppo un articolo perfetto e quello che avevo in mano sicuramente non lo era. Da pazzi!!!
Sì, ma che male c'era nel fare una nuova ricerca per assicurarmi che quello fosse un articolo sufficientemente adeguato? Nessuno, se non che mai nessun articolo mi avrebbe soddisfatta, perché imperfetto, e sempre mi sarei sentita insicura di ciò che avevo.
E allora mi sono detta: che male c'è se porto un articolo che potrebbe eventualmente risultare incompleto?
Sono tornata indietro, sono entrata in copisteria e ho fatto 5 copie dell'articolo di ieri.
La metà delle copie previste, un compromesso tra il desiderio di verificare se potesse esserci qualcosa di migliore e la consapevolezza che la mia ricerca di perfezione mi porta solo guai.