| 20 centimetri |
Margherita Macis | 25-10-2002 |
Comincio a riflettere sulla prossima area tematica di cui ci interesseremo: l'imperfezione.
Inevitabile per me pensare a chi mi ha definita o fatta sentire un essere imperfetto. Inevitabile pensare a chi mi fa sentire diversa ma speciale, "quasi-perfetta" nella mia imperfezione.
Imperfezione nel senso di limite fisico. Imperfezione perché venti centimetri al di sotto della media nazionale. Imperfezione perché esisterà sempre qualcosa che per altri è normale, mentre per me sarà sempre materialmente difficile, se non impossibile, raggiungere.
Durante la mia crescita all'interno dell'ambiente familiare, ho incontrato difficoltà emotive che si aggiungevano a quelle che mi accomunavano ai miei coetanei. Il mio cammino verso l'emancipazione ostacolato dall'impressione, o forse dal timore, che i miei genitori mi vedessero fisicamente immutata e per questo vivessero nella reale illusione ch'io fossi sempre bambina e mai giovane adulta.
Ora, che mi sento adulta senza il bisogno che questo venga riconosciuto dall'esterno, sono felice, di tanto in tanto, di regalare loro quell'illusione, sicura però che la vivano come tale.
Il segreto sta nel vivere bene con se stessi. Gli altri ti percepiscono esattamente come tu ti senti. Quando io mi sono sentita imperfetta, anche gli altri mi hanno fatta sentire tale. Quando non do peso ai miei limiti fisici, questi non esistono nemmeno nella mente degli altri.