| Il mio muro |
Ivano Longo | Milano 18-02-2003 |
Come tutti sappiamo il carcere ha dei muri, muri che impediscono alle persone come me, che hanno commesso un crimine, di uscire per un determinato tempo. E questo potrebbe anche essere giusto, ma non é giusto quello che sta accadendo a me.
Mi chiamo Ivano, da 17 anni sono sieropositivo al virus dell'HIV, sono qui a San Vittore dal 1999, e da due anni sono passato dalla fase di sieropositivo alla fase di AIDS conclamata.
Ieri mi ha chiamato l'infettivologo dei carcere e parlando di nuove terapie mi ha detto che ci sono stati moltissimi sviluppi in avanti, uno di questi sviluppi é il fatto che hanno trovato nuove cure, più sicure ed efficaci.
A questo punto la mia domanda fu spontanea: ed io perché non posso prendere queste nuove terapie? Il dottore molto gentilmente mi ha informato che, siccome é una terapia che va monitorata ( e non solo perché si tratta di punture da effettuare due volte al giorno e sotto la pelle), questo non é possibile.
A queste parole ci fu un'altra mia domanda:
Quindi lei mi sta dicendo che é per via che mi trovo in carcere che non posso curarmi come vorrei?
La sua risposta non tardò ad arrivare:
Si!, se non ci fossero questi muri, lei si potrebbe curare benissimo anche qui dentro.
In quel momento mi sono reso conto che i muri di San Vittore oltre che impedire che le persone escano, impediscono anche che le situazioni entrino, in questo caso, che le mie medicine entrino per curarmi.
Io ho parlato del mio caso, ma quanti di questi casi ci sono a San Vittore?