Ernesto Bernardi | 10-05-2003 |
La mia strada è simile a tutte le altre strade che portano a destinazione, con tutte le indicazioni e i semafori, vicoli compresi, che si intravedono con tutti i loro segreti nascosti, intrecciati come un filo di lana sottile che ad ogni colpo di tosse rischia di spezzarsi.
La mia strada a un tratto diventa un palcoscenico sul quale anch’io sono chiamato a recitare e a far parte di quella compagnia di attori e commedianti professionisti della sopravvivenza.
Essa certe volte scorre parallelamente alla mia realtà, procedendo anche a zig zag, non importa; continuo a camminare, magari bestemmiando, perché non era la via giusta che avevo immaginato, ci riprovo all’infinito poi decido di chiedere agli attori di ricordarmi se era giusto il copione che sto recitando, sperando di non sbagliare di nuovo.
Poi riprendo la mia strada, che continua a sorprendermi con il suo continuo cambiare con stile e fantasia, con le sue vetrine che sembrano dei quadri esposti ad un museo. Non puoi fare a meno di guardarli; ti fanno viaggiare con la tua incontenibile fantasia, sperare che un giorno quel quadro diventi tuo.
La strada che vedo e rivedo continuamente con rimpianto e gioia è quella strada percorsa da piccolo a piedi nudi, cosi piena di buche e sterrata, polverosa. Ma non aveva segreti per me, quando potevo riuscivo a cogliere il suo inebriante e fragrante profumo, sapori di vita che pulsava come il ticchettio di un orologio perfettamente funzionante, perché era la mia strada tappezzata di petali di rosa, ricordo della mia infanzia mai cancellata da tutte le strade che ho conosciuto da grande.
Vorrei che tutto tornasse come prima.