Maurizio Albergoni | 28-04-2003 |
La scatola mostra in anteprima il disegno contenuto, bellissime luci di un tramonto sulle rive di un luogo indeterminato, qualche casetta qua e là sulla riva, un’insenatura nella roccia a mo’ di porto naturale, con delle barchette che completano lo sfondo integrandosi magnificamente, adattandosi al contesto come ne facessero parte da millenni.
Non so quanti pezzi abbia questo puzzle, forse 1000, o 5000, oppure 10000, l’ho proprio scordato, ma è trascurabile. Il fatto sta nel completarlo, pezzo dopo pezzo, tessera su tessera, trovando i rispettivi incastri impossibili; per risolvere il rompicapo si provano a fissare i punti, congiungendo quelli preposti; non riesco a mettere insieme una linea, che possa unirsi ad un altro punto, raggiungendolo, per fare in modo di iniziare a formare un’abbozzo di figura.
Per semplificare il lavoro, ho cercato all’interno della scatola per vedere se vi fossero contenute le istruzioni, ma non le ho trovate; pazienza, farò con quello che già so, di testa mia. Applicandomi, qualche risultato riesco a metterlo insieme.
Iniziano a delinearsi le immagini, le figure, le prime soddisfacenti soluzioni, anche se incomplete. Fiducioso continuo, insisto tenacemente, formo grappoli di immagini, le idee mi si rischiarano, i risultati arrivano uno dopo l’altro, penso di aver risolto il rompicapo, l’indecifrabile enigma.
Solo ora che lo ho terminato mi accorgo che tra le tessere resta uno spazio, un interstizio, una linea frammentata tra un elemento ed il suo rispettivo combaciante incastro, ricordandomi che l’immagine è scomposta, difforme. Anche se è completo, mi rendo conto che però così non è solido, pretende di avere dei contorni, ma è un insieme di pezzi differenti, troppo fragile e precario per possedere dei marcati margini.
Così, per rafforzarne la struttura e per metterla in rilievo, provo a costruire una cornice in grado di contenerne i confini, altrimenti indeterminati e più soggetti a perdersi, o confondersi con i pezzi di qualche altro puzzle.
Mi illudo solamente, perché appena ho trovato un luogo dove esporre la mia bizzarra ed informe creazione, inchiodando il mio splendido quadretto ad una qualunque ed anonima parete, mi accorgo che è troppo fragile, difatti, cadendo rovinosamente per terra, si infrange nuovamente in 1000, 5000, 10000 pezzetti, non ricordo.
Ma non è più trascurabile.