Il Pompiere

Maurizio Albergoni

23-05-2003  

Corri, affrettati a raggiungere il pericolo, dove lo percepisci; se non lo fai tu che sei preparato a questo, chi altro potrebbe farlo?

Molte tragedie derivano dal fatto che gli edifici eretti dagli uomini sono fragili ai piani inferiori: quelli a contatto con il terreno, tendono a collassare perché non sono stati costruiti tenendo presente la natura del suolo.

Altre accadono per causa degli impianti elettrici, quando tutte le ramificazioni non vengono usate correttamente, o sono in uno stato di cattiva manutenzione se non di dismissione, giacendo inutilizzate e abbandonate da anni; ed è pericoloso perché se non scaricano a terra vanno facilmente in pericolosi sovraccarichi e cortocircuiti, generando così degli incendi.

E poi il fuoco, lo sento, si sta avvicinando, così caldo e doloroso, il pompiere percepisce che è pericoloso, ci pensa un po’ su, sul da farsi, solo la razionalità può aiutarlo, e con determinazione lo combatte.

E’ una legge fisica, le fiamme cercano di avanzare, lui si affretta a buttarci sopra l’acqua per spegnerne l’ardore, è una lotta estenuante, ci sarà un solo vincitore. Non sempre, purtroppo!

Sono le scintille, i piccoli frammenti che sembravano esauriti, quelli dimenticati, che alimentano un nuovo e più vasto incendio, nuovo lavoro per il nostro beneamato pompiere; d'altronde è il suo mestiere, cercare di soffocare i possibili focolai.

Sono tanti quelli muoiono tra le più atroci fiamme, una volta che le lingue di fuoco ti avvolgono, fai una brutta fine, cerchi di liberartene agitandoti all’impazzata, come una trottola giri su te stesso, hai poco da vivere se non lo spegni immediatamente, gettandoti in una pozza d’acqua.

Bisogna fare attenzione al fuoco, non bisogna mai sottovalutarlo perché, come insegnano i pompieri, gli incendi non finiscono una volta spenti, sono pronti a rifarsi vivi appena il vento cambia direzione.