L'esploratore

Maurizio Albergoni

30-06-2003  

E’ un mestiere difficile andare a cercare, ispezionare luoghi impervi e inaccessibili, facendosi strada così, un po’ all’avventura, inseguendo ciò che è inafferrabile. Sono uomini che non si fermano alle prime complicazioni, irremovibili, insistono nei loro scopi, ritenendoli utili all’umanità tutta.

Senza le loro scoperte, l’impegno che mettono nel perlustrare, descrivere luoghi e territori sconosciuti, per tracciare le mappe, i confini, i tratti specifici noi saremmo più poveri.

Inizialmente lo fanno per dare soltanto un nome e un ordine, in seguito, per valorizzare i luoghi appena scoperti, per il loro sfruttamento, con i vantaggi economici conseguenti.

Che coraggio hanno gli esploratori quando attraversano estesi oceani marini, orientandosi solo con l’aiuto delle stelle, sapendo soltanto da dove sono partiti, ignorando, ma inventandosi rotte impossibili per chissà quale destinazione; o quando cercano nel profondo di grotte naturali, iniziando il loro percorso da un incavo nella roccia, utilizzando piccoli spiragli; sono accessi pericolosi, poi piano piano li allargano, scoprono un passaggio per entrare nel mondo invisibile e sconosciuto ai più, equipaggiati soltanto da una fiammella per illuminare il cammino nel regno delle tenebre, restando ancorati alla realtà solo per mezzo di una sottile corda legata a un fragile e instabile punto d’appoggio.

Io non riuscirei a fare una vita come la fanno loro, piena di pericoli e insidie, sempre alla ricerca di nuove avventure dagli esiti incerti; preferisco restare così, certo delle mia incertezza, attendendo però, con ansia e fiducia, la risoluzione dei percorsi a me sconosciuti, che mi darà qualche altro esploratore quando avrà terminato il suo lungo e difficile viaggio.