Sull'incontro del 24 giugno 2006 |
Angela Foggetta | 03-07-2006 |
Ho pensato parecchio prima di scrivere. Per me non è facile scrivere, ma l'ho fatto e sono contenta.
Desidero complimentarmi per l'organizzazione che ha permesso di percepire subito, la cura, l'attenzione e il clima accogliente che si respirava entrando nel Carcere di San Vittore per assistere allo spettacolo che si è svolto il 24 giugno in occasione della Notte Bianca. Ho vissuto momenti coinvolgenti, commoventi e stimolanti.
Il progetto della trasgressione parla di temi sociali difficili da affrontare: il carcere, i detenuti, gli errori umani e la sofferenza che queste persone vivono, la sofferenza che a loro volta vivono le famiglie, la sofferenza che vive chi ha subito il danno. Allora mi sono chiesta: quanto veramente fa la società per prevenire, educare e ridurre i danni?
Essere stata presente in quella occasione mi ha dato modo di cogliere appieno la potenzialità del progetto, la ricchezza culturale, poetica e sociale. Trovo debba e possa essere rivolto a scopo educativo alle fasce di età più a rischio come i giovani.
Una domanda mi sorge spontanea: la scuola non ha la funzione culturale, educativa e sociale? Non svolge questo compito attraverso la letteratura, la poesia, la socializzazione? Si, ma non basta. Perché? Cos’altro bisogna fare? Altro! Basta guardarsi intorno e avere voglia di guardare per capire che la società intesa come Istituzione e persone che vi abitano non è esente da alcuni mali.
Questo progetto promuove il rapporto carcere/società in modo realizzabile poiché dà l'opportunità alle persone che hanno fatto "scelte" sbagliate di riscattarsi, attraverso un lavoro personale e di gruppo, lavorando su se stessi e sugli errori commessi. I loro racconti, le loro poesie parlano delle loro tristi e dolorose esperienze che li ha portati a vivere in modo sbagliato, del carcere come conseguenza degli errori commessi. L'idea di associare questi temi alle canzoni poetiche di De Andrè rende possibile dare un senso a tutto questo.
La volontà di creare un legame con il mondo fuori, di voler partecipare alla vita, anche se da detenuti, e dare così un contributo a quelle parti di mondo che si riesce a raggiungere è una bella e nuova sfida, e non solo per loro. E’ una sfida che aiuta e risveglia quelle parti di noi assopite e invita a rivolgere lo sguardo verso un luogo della città abitato da uomini e non solo simbolico: il carcere, i detenuti. Per educare, sentire e vedere.
Credo che il progetto della trasgressione così concepito e legato alle poesie di De Andrè usa un metodo e un linguaggio accattivanti, originali e poetici; ciò cattura l'attenzione e l'interesse dei giovani, crea nuovi spazi di riflessione e un senso di comunione con gli altri. Questo sentimento porta a riflettere sulla difficoltà, sulle sfide, i rischi che la vita ci pone davanti, in modo più sensibile, reale e concreto. Questo significa prevenzione.
Saluti, Angela Foggetta