Sull'incontro del 24 giugno 2006

Mihai Mircea Butcovan

  25-06-2006

Aparo riesce a tenere insieme la schizofrenia delle istituzioni ma anche quella delle persone. La scarsa interazione del carcere con la popolazione, la necessità di una reciproca conoscenza, sono apparse con forza ieri sera nello spettacolo “La fecondità dell’imperfezione”.

Il Gruppo della Trasgressione ha presentato “errori e risultati coniugati con le canzoni di Fabrizio de Andrè”. Già di per sé la performance musicale sarebbe bastata per un risultato più che soddisfacente. L’integrazione delle canzoni-poesie di Fabrizio de Andrè con le testimonianze dei partecipanti al gruppo che voi bene conoscete ha portato l’intero spettacolo ad assumere valore di testimonianza e momento “formativo” per la città.

Non sono mancati i momenti di commozione. Non sono mancate le testimonianze di rappresentanti delle istituzioni, interventi che, alla fine della serata, non potevano che essere autentici e sfrondati dal chiacchiericcio istituzional-presenzialista. C’è stato persino l’intervento di una persona del pubblico che ci ha ricordato, nel suo comportamento, l’usato ed abusato detto secondo cui alcune persone che stanno dentro dovrebbero star fuori ed alcune persone che stanno fuori dovrebbero star dentro, ma non lì…

Geniale il programma dell’evento:

Puntualissima l’organizzazione, sia nello smaltimento degli ingressi, nella celerità delle procedure d’ingresso (replicate alla fine della serata per l’uscita) che per la gentile e tempestiva concessione della direttrice per uno sconfinamento dell’orario previsto per la fine, per consentire un dibattito sicuramente “storico” per la città di Milano.

Bravissimi i musicisti; virtuosismi pertinenti alla tradizione di De Andrè, voce di Aparo sorprendentemente “lento-pacata” e autenticamente “faberiana”, affiancato dall’opportuna voce di Silvia e dal contrabbasso di Giovanni, studenti di vostra conoscenza.

S’avvia così la carrellata di storie sbagliate, con gli interventi, emozionati ed emozionanti, dei detenuti. Sullo sfondo vengono proiettate diapositive con immagini dell’artista Adriano Avanzini, bellissime interpretazioni delle canzoni di Fabrizio e del percorso del gruppo della trasgressione.

Ottimo anche il buffet preparato da alcuni detenuti. L’acqua d’artista è stata una gradita sorpresa: bottigliette d’acqua etichettate dall’artista citato, un quadro, un’etichetta per ogni canzone, una canzone per ogni imperfezione. Ognuno ha scelto la sua bottiglia…

L’intervallo è sembrato così – ed è stato più volte sottolineato dai presenti – come un qualsiasi rinfresco in un qualsiasi posto della città ed anche gli agenti hanno saputo dare l’aspetto di discrezione alla loro doverosa presenza.

La ripresa ha continuato la sequenza delle canzoni con l’intercalare degli interventi, anche spontanei, dei presenti. Bellissimi tutti gli scritti (alcuni li avete già sentiti durante i gruppi) con il momento straordinario della lettura del racconto scritto da un detenuto bulgaro (lo conoscete, non serve il nome). Una lettura corale, di tutto il gruppo, detenuti e studenti, per il racconto “La città” che chiama in causa chiunque di noi abbia mai pensato, anche solo per un attimo, che tra le nostre imperfezioni ci siano anche i nostri fantasmi. Sempre con una –possibile – prospettiva di fecondità…

Basta ricordare, per avere uno sguardo complessivo delle canzoni presentate, quali sono “le aree all’interno delle quali viene sviluppato l’intreccio fra canzoni, riferimenti culturali e testi del gruppo”:

  1. La visione del mondo di De André (La città vecchia; Via del Campo; Il pescatore; Khora-khané)
  2. Luoghi e personaggi imperfetti (Una storia sbagliata; Geordie; La cattiva strada; La canzone di marinella; Andrea; Bocca di rosa)      
  3. Incertezze, fragilità, errori (Princessa; Quello che non ho; Canzone per l’estate; Don Raffaè; Un giudice; Il gorilla)       
  4. La guerra (La guera di Piero; Fiume Sand Creek; Disamistade)     
  5. Amori imperfetti (Amore che vieni, amore che vai; La canzone dell’amore perduto; Hotel Supramonte)       
  6. Il lavoro e la reazione all’imperfezione (Ho visto Nina volare; Creuza de ma; Anime salve; Le acciughe fanno il pallone)

È un percorso che forse abbiamo soltanto intuito nelle nostre partecipazioni al gruppo della trasgressione. Oggi si spiegano molte cose… Il concerto si concludeva con “Ho visto Nina volare” (ecco il riferimento al “da una parte il miele” e “dall’altra pare la cera” dopo aver “visto Nina volare tra le corde dell’altalena”.

L’impressione era che avessero lasciato “La canzone dell’amore perduto” per il bis (non avvenuto a causa della discussione di cui sopra). Il dibattito aperto dalla direttrice ha visto ancora protagonisti i detenuti che, nella spontaneità della discussione, hanno dato prova di grande equilibrio e diplomazia. Aparo è riuscito a coinvolgere adolescenti, giudici, magistrati disorveglianza, ex-detenuti “eccellenti” (come Sergio Cusani), ex-detenuti in libertà vigilata, rappresentati della vicina fondazione intitolata a De Andrè. 

Una serata straordinaria che ha entusiasmato tutti. Avevo a fianco Federica (di origini liguri perciò cresciuta con De Andrè, Francesca, commossa amante della poesia di Fabrizio, Mariella, entusiasta per la scoperta di un cantautore straordinario e dello spettacolo che ha prodotto l’interazione di questa musica con un carcere di città.

Una notte bianca a Milano… una notte imperfetta… una notte feconda…

(l’Osservatore Romeno – Mihai Mircea Butcovan)