Un'orchestra d'estate

Mariella Tirelli

  02-09-2005
 

Due anni fa, durante un viaggio all’estero, ho fatto sosta in una piccola città: una cattedrale romanica e il niente che resta di un castello dell’anno mille. All’arrivo, nel pomeriggio verso le quattro, sul marciapiede opposto all’albergo ho notato una fila di persone che svoltava verso sinistra, sulla piazza che si scorgeva alla fine della strada. Dopo un’ora, la fila era molto più lunga e nuove persone accorrevano.

Sono andata anch’io verso la piazza, la fila si fermava davanti ad uno dei cancelli del parco. Mi sono seduta su una panchina, osservavo la scena curiosa e un po’ stupita: a delimitare la folla bastava il marciapiede, nessuna transenna, nessun vigile, nessun tentativo di guadagnare posto; persone di ogni tipo, giovani, famiglie, anche multietniche, bambini di ogni età, anziani. Quasi tutti portavano cestini, involti, bottiglie, plaids, seggiolini pieghevoli, qualche ombrello: l’occorrente per una merenda all’aperto. Molti tenevano sottobraccio un bastone avvolto ad una estremità da una stoffa. L’atmosfera era festosa, rilassata, ma senza eccessi, le persone chiacchieravano fra loro avanzando lentamente. Nessuna impazienza, una vitale attesa, la compostezza dei gesti abituali, il piacere di condividere una emozione.

Un vecchio signore si è seduto all’altro capo della panchina, dopo avermene chiesto il permesso,  e anche questo mi è sembrato un episodio surreale. Gli ho domandato la ragione del raduno: un concerto di musica sinfonica nel cortile del castello, tenuto da un’orchestra famosa, uno degli eventi dell’estate. 

Alle sette e trenta, il cancello è stato aperto, il controllo dei biglietti, e poi ciascuno ha trovato il suo pezzo di prato.

Sono ripassata dopo cena, verso le dieci, mi sono avvicinata al parco, il concerto stava finendo sulle note di una sinfonia di Mozart. Poi, tutti in piedi per l’inno nazionale, mentre dai bastoni che avevo notato sotto il braccio di molti si spiegavano le bandiere.

Da parte dei miei compagni viaggio, silenzio e un’ombra di tristezza negli occhi. A me quelle persone sono sembrate persone libere.

Il suonatore Jones; Bocca di Rosa Altri testi