Amore sulla cattiva strada |
Francesco Cajani | 17-09-2005 |
Caro Juri, amico (e) cantante, tu ben sai – e di questo te ne compiaci - come la poetica di De Andrè ci restituisca con irruenza due immagini crudeli del rapporto tra giudizio e devianza, divertendosi dapprima a dipingere con tinte dissacranti la prevalenza fisica del “gorilla” sul povero giudice dal “fiato corto”, così imponendo la sua particolare legge del taglione in onore di “quel tale cui il giorno prima come ad un pollo / con una sentenza un po' originale / aveva fatto tagliare il collo”, e ritornando anni dopo sul tema con quella pazza voglia di riscatto del “nano” e del suo personale “piacere…. di affidar… al boia” qualsivoglia risultato del suo sentenziare. Tuttavia ritengo che la migliore sintesi di tali opposti si ritrovi in una successiva sequenza, non a caso scritta a quattro mani (con De Gregori), e precisamente in quel bacio alle “bocche dei giurati” che finalmente introduce un contatto tra pari: imputato e giudice non possono così più ignorarsi! Sulla mia (cattiva?) strada ho incontrato, insieme a te, le facce disgustate di “chi diceva «è stato un male»” ma, nonostante tutto, rimango ancora ancorato “ad un processo per amore” e fortemente convinto dell’obiettivo del Gruppo: “adesso è più normale / adesso è meglio, adesso è giusto”. Buona strada a tutti noi.
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