Questo testo, apparentemente incomprensibile, permette tuttavia diverse riflessioni.
Il protagonista della canzone è una sorta di angelo malefico che visita sia i luoghi detentori di potere e l’autorità (parata militare e tribunale), sia le parti più emarginate. Questo personaggio enigmatico, apparente incarnazione del male, agisce nella sua “processione” in modo rivelatore: tutti decidono di seguirlo. Sputando al soldato “innocente”, egli apre gli occhi del militare, che in seguito abbandonerà le armi. Poi questo “seduttore malefico” commette un furto ai danni di una “regina” (probabilmente una prostituta), costringendola ad affrontare il suo dolore. In seguito nasconde le stelle a un pilota, facendone precipitare l’aereo: obbligherà così il pilota a seguirlo senza punti di riferimento predefiniti. Infine, versa da bere a un giovane alcolizzato e bacia le labbra dei giurati che lo processano per amore.
Molto significativa è l’ultima strofa: il protagonista dice che sulla “cattiva strada c’è amore un po’ per tutti e tutti quanti hanno un amore”. Interessante è l’eliminazione dell’aggettivo “sua”, riferito a cattiva strada: segnala che questo percorso appartiene a tutti.
Personalmente, mi hanno molto colpito le prime tre strofe. Il fatto che il militare segua l’angelo del male senza armi può significare che chi, volente o nolente, percorre la cattiva strada è inerme, non ha risorse per fronteggiare la realtà. Forse, proprio per il fatto di essere così succube del male, necessita di un aiuto esterno.
Quando la prostituta viene privata del proprio denaro, si ritrova a fare i conti “con il suo dolore”: sentimento comune a tutti, che molto spesso si comporta come un fiume sotterraneo che, in silenzio, scorre attraverso la nostra anima.
Infine, molto interessante è l’immagine del pilota che, senza punti di riferimento (le stelle), segue il protagonista. Queste, infatti, sembrano non avere né punti riferimento interni (consapevolezza, valori), né esterni (famiglia, amici).
Per concludere, si può proprio dire che questo personaggio è come un Pifferaio Magico che, risvegliando e smuovendo le profondità dei nostri sentimenti, ci porta nella direzione da lui scelta. È innegabile: tutti prima o poi potremmo finire sulla cattiva strada. Ciò si potrebbe spiegare citando William Golding (premio Nobel per la Letteratura nel 1983, autore de “Il signore delle mosche”): “come le api fanno il miele, così gli uomini fanno il male”. Il male è così seducente, a volte comodo da usare proprio perché ci appartiene, è presente fin dalla nascita nell’animo di tutti noi.