Banchi di frutta |
Roberto Valente | 25-09-2009 |
Ho fatto sei anni di collegio per via dei miei che erano divorziati e per questo motivo ho anche passato la maggior parte della mia infanzia nei tribunali dei minori perché i giudici decidessero se volevo stare con il mio primo padre oppure in collegio. Io rispondevo che volevo stare con mia mamma e loro mi dicevano che non era possibile, perché mia mamma si doveva risposare, e quindi finché lei non lo faceva non potevo stare con lei. Poi, una volta che mia mamma si è risposata sono potuto andare con lei e con il mio attuale papà e una volta con loro sono rinato, mi sentivo un bambino come tanti altri, con una bella famiglia.
Ho 2 fratelli e una sorella, tutti sposati e con un buon lavoro. Anche io dopo un po’ che ero uscito dal collegio del mio paese, cioè Bari, ero ancora piccolo e ho iniziato a lavorare con il mio attuale papà; facevo il fruttivendolo e l’ho fatto per un po’ di anni, gli aprivo il banco di frutta e poi andavo a scuola alle nove e trenta. La maestra era d'accordo perché mia mamma le aveva spiegato il motivo del mio ritardo in classe e così sono riuscito a prendere la terza elementare. Ora ho anche la licenza di quinta elementare sempre perché mia mamma andava a parlare con le maestre e allora si può dire che in due giorni ho preso la quarta e con altri due giorni a fine anno sono riuscito a prendere la quinta elementare.
Dopo pochi anni ci siamo trasferiti a Milano e io con mio padre ho continuato a fare il fruttivendolo aprendo dei banchi di frutta e il lavoro andava bene e io con la mia famiglia stavo bene, sempre casa e lavoro.
Finché un giorno mio padre si era stufato di spostarsi un po’ di qua e un po’ di là con i banchi di frutta perché il comune non sempre ci dava i permessi di avere un banco fisso sempre nello stesso posto, e allora ci facevano tutti i giorni dei verbali.
A quel punto mio padre ha chiuso i banchi di frutta e si è trasferito a Ostuni dove ora abbiamo una bellissima e grande villa sul mare. Lui continua a fare il fruttivendolo con il suo camion e non vede l’ora che andiamo là io con la mia famiglia, cioè mio figlio e mia moglie, e con la mia carissima e brava mamma che tutt’ora mi sta molto seguendo e venendo a trovarmi ai colloqui. Sono contentissimo di avere una così brava e forte mamma nonostante abbia 63 anni e lavori ancora, accudisce un anziano e poi fa qualche ora in un ristorante.
Ora vengo a me, al motivo che mi ha fatto iniziare a spacciare; avevo almeno 22 anni e visto che mio padre era andato via e io non sapevo come andare avanti economicamente. Ho girato per un buon periodo in cooperative di traslochi, poi ho fatto un paio d’anni il muratore, il falegname e poi l’ultima tappa, tramite cooperativa, avevo avuto un posto sulle ribalte di carico e scarico alla Bartolini e lavoravo di notte dall’una alle nove di mattina. A me quel lavoro piaceva tanto ma un bel giorno il datore della cooperativa mi ha chiesto il mio foglio di procedura penale e io gli avevo detto che nell’anno ’95 ero stato in carcere per tante armi e cocaina, ma lui mi disse che non c’era problema, era un documento che gli serviva per tenerlo solo in ufficio. Andai in tribunale, richiesi il documento e glielo portai. Lui lo vide e mi disse: “eh la Madonna! Ma che cos’eri, Rambo?” e mi disse che con questi precedenti non sapeva proprio in che ditta a mandarmi a lavorare e mi lasciò a casa; era il 2005 e io avevo messo su famiglia e mio figlio aveva sette anni.
A quel punto non sapevo più dove sbattere la testa, per pensare economicamente alla mia famiglia e cominciai a fare qualcosa, spacciando cocaina e prendendo di nuovo il giro delle armi.
L’ho fatto per almeno un anno e mezzo e poi mia moglie si accorse di quanto stava accadendo e mi disse di riprovare a tornare in qualche cantiere edile e così feci. Trovai un amico muratore e andai con lui come manovale, e mi piaceva anche se i primi giorni facevo un po’ fatica ad alzarmi alle 5 di mattina perché lavoravamo fuori Milano, ma alla fine ero contento che mia moglie e mio figlio erano al sicuro, perché io la sera tornavo sempre a casa e non rischiavo di potere avere problemi con la polizia.
Ogni tanto facevo uso di cocaina ma molto poco. Un giorno ebbi una perquisizione a casa mia, il 18/02/2008 e mi trovarono in tasca 2 grammi di cocaina e mi arrestarono.
Feci il processo, la pena andava da 6 a 20 anni, io con il mio avvocato patteggiai 1 anno e 8 mesi che il 17/10/2009 cioè tra un mese avrei scontato agli arresti domiciliari.
Un giorno vennero a casa i Falchi e mi portarono via con un mandato di cattura di una rapina fatta in una farmacia, e poi un concorso in un’altra rapina, io quelle due rapine non le ho mai fatte e le foto lo provavano ma non ne hanno tenuto conto perché c’è un collaboratore di giustizia che mi accusa e lui con 8 rapine ha preso la condanna di 5 anni ed è uscito a Luglio; io invece per quelle due rapine ho preso la condanna di 9 anni e 7 mesi. Voglio dire che non è giusto per niente, anche perché io in tutta la mia vita non ho mai fatto rapine, non ne sono capace, ho paura di farne.
Il mio progetto è, visto che ho avuto un colloquio già a luglio, con la responsabile di una comunità e il mio Sert esterno sarebbe d’accordo di aiutarmi come già voleva fare nel 1995, mandandomi in una comunità e io lì gli risposi che non ero un tipo addirittura da essere rinchiuso in una comunità, ma questa volta dopo 9 mesi che sono qui dentro e parlandone con la mia famiglia, cioè mio papà e mia mamma e soprattutto con mia moglie e il mio bambino e, pensando che sono stufo di continuare a soffrire e far soffrire i miei cari, ho deciso finalmente di andarmi a curare in una comunità, poi una volta uscito vorrei tanto trasferirmi giù con tutta la mia famiglia, compresa mia mamma che in questa mia carcerazione mi sta molto vicino.
In conclusione, vado via da Milano perché per me Milano non va più bene, perché la polizia mi ha preso troppo di mira, e son sicuro che se rimanessi qui mi potrebbero attribuire qualche altro reato come hanno fatto con le due rapine a causa del collaboratore di giustizia. Ho deciso quindi di tornare giù da mio padre che ha i banchi di frutta e abbiamo quella bella villa, in cui vivere e far vivere tranquilli tutti i miei familiari, mia moglie e il mio cucciolo che ha già sofferto abbastanza e vorrei tanto che vivesse felice e lontano da tante tentazioni che ci sono qui a Milano.