L'albero |
Walter Madau |
Foto di Carla Zaffaroni |
Un meraviglioso pullman nero mi attende, pronto a portarmi in una stupenda località sciistica.
Durante l’attesa, nel piazzale di questo grigio parcheggio, tante persone parlano animatamente: chi di quanto sarà eccitante la fiaccolata notturna di fine anno, chi di quanto vanno bene a scuola i loro figli.
Il pullman parte e dopo circa un’ora inizia a esserci un po’ più di tranquillità. I miei occhi fisseranno fuori dal finestrino, incontreranno svariati paesaggi, enormi montagne, vasti prati colorati e tanti, tantissimi alberi.
Le orecchie saranno immerse ad ascoltare una dolce canzone dai vecchi ricordi e da quel momento inizierò a sognare nel sogno stesso di questo viaggio. Mi sentirò racchiuso in una morbida bolla di sapone fredda come il ghiaccio. Mi sentirò solo, molto solo.
Qualcuno da dietro cercherà di scoppiare questa mia gelida bolla, chiedendomi: che ore si sono fatte? Risponderò in fretta, quasi infastidito, perché ho tanta, troppa voglia di tornare dentro la mia profumata bolla.
Come di incanto l’occhio mi cade ad osservare un vecchio albero secolare: pensa Walter che quel albero è lì fermo, immobile da quasi 500 anni; so che un giorno chiese a non so chi di fare un piccolo giro perché stanco di star sempre lì, ma non gli venne concesso; peccato… forse la prossima volta … o meglio la prossima vita.
Il pullman si ferma; siamo arrivati; spengo il walkman e tutta la mia strana e bella vita mi sembra troppo stupida e tanto banale, buttata via in un unica dipendenza come quella della droga e una sola indegna carcerazione.
Mi rendo sempre più conto che qualcosa non va; di quanto sia importante e fondamentale agire, sfidare e scegliere cosa più mi piace e desidero.
Per vivere questa mia vita in maniera tale da renderla un vero e proprio piccolo capolavoro.
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