IL FARO - Riunione del 30-01-2004 |
Eric: legge il suo scritto riguardante la storia del leone in gabbia, una riflessione originata da una osservazione di Pietro, la volta scorsa: “E’ più vero il comportamento del leone in gabbia o nella foresta?”. Parla della differenza del comportamento del leone in gabbia o libero. Metafora fra carcere e zoo: a chi non piace osservare qualcosa di pericoloso, sapendo che quest’ultimo è sotto controllo e non può fare del male? Parla di rispetto della diversità: rispettando la diversità fra le persone, si fa sì che nessuno venga schiacciato. Eric usa anche la figura del camaleonte per far meglio comprendere la situazione dei detenuti.
Alfredo: c’è sempre un pizzico di persecuzione nell’ambiente carcerario.
Daniele controbatte, dicendo che lui non sente tutta questa persecuzione addosso.
Aparo: quando si è in carcere, ad esempio in una situazione come questa, la comunicazione è più falsa di quello che uno può fare fuori?
Alfredo: mi piace la metafora del camaleonte; in carcere, ognuno deve immedesimarsi nei ruoli che gli vengono imposti. Accenna al problema del mentire, perché a seconda del ruolo che viene ricoperto, si è costretti ad essere persone diverse.
Eric: risponde ad Alfredo, dicendo che per lui il camaleonte non si immedesima, ma piuttosto si adatta, cambia colore per non farsi vedere. Non è stato introdotto nello scritto con l’intenzione di dire che il camaleonte “mente”, ma che si adatta alle varie circostanze che gli si presentano di fronte.
Maurizio: il leone nel suo ambiente naturale vive con le regole che gli sono state imposte dal suo gruppo. Il leone in gabbia è lo stesso di prima, ma sicuramente vive in una condizione di malessere.
Eric: parla della sensazione di disagio che si ha nel sentirsi osservati, giudicati, soprattutto all’interno del carcere. Ma sottolinea che questa sensazione viene meno quando parla nel gruppo, perché ogni persona che vi partecipa può osservare mentre viene osservata. C’è un mettersi in gioco da parte di tutti che rende la situazione diversa da quella dello zoo.
Aparo: chiede ad Eric se la comunicazione con persone all’esterno sarebbe più vera di quella che ha con le persone che sono all’interno delle mura carcerarie, e in particolare con i detenuti che fanno parte del gruppo.
Maurizio: La libertà non è garanzia di autenticità del rapporto. Non è la situazione ad influenzare la comunicazione, ma il rapporto che si instaura con le persone.
Eric: concorda con Maurizio. Dice che fuori, con il ritmo di vita frenetico che c’è, non si è fermato molto spesso a riflettere su questi temi. Dice che oggi ha preferito venire al gruppo per parlare di queste cose, piuttosto che andare a giocare a pallone.
Anche Giuseppe è d’accordo con quanto dice Eric: fuori ci sono cose che attirano maggiormente l’attenzione rispetto al riflettere e al parlare di questi temi.
Margherita: All’interno del carcere le persone non possono far vedere i propri istinti, come invece farebbero fuori e quindi non c’è tutta l’autenticità della persona.
Daniela: il carcere e il vivere fuori sono due realtà diverse a cui la persona si deve adattare. Per quanto riguarda l’autenticità di una relazione, credo che, se una persona è vera, lo può essere sia dentro al carcere che fuori.
Walter: riporta una discussione avuta con un compagno qualche giorno fa. Questo detenuto gli ha detto una frase che lo ha fatto pensare: “quando sono venuto qua ho trovato persone molto più disponibili ad aiutarmi di quelle che ho trovato quando ero fuori!”. Walter gli ha risposto che l’aiuto che viene dato ad ogni persona, soprattutto fra i detenuti, deriva dal lavoro comune: io aiuto te così sto meglio anche io e viceversa.
Nasce la riflessione sull’esigenza che ognuno ha bisogno dell’altro. La verità è condizionata dalle circostanze: in carcere si può essere in un modo, fuori si può essere in un altro.
Giuseppe: non c’è né il vero, né il falso.
Aparo: ogni essere umano ha degli obiettivi, istante per istante. Ma ne ha anche a lunga distanza. La sensazione di vero o falso si lega a quanto l’obiettivo che stai seguendo nell’immediato sia ben coordinato con l’obiettivo a lunga distanza. Quando uno mangia, non sta facendo il falso, perché il senso è quello di saziarsi e questo, di solito, è coerente con qualsiasi obiettivo sulla distanza. Le cose però non sono sempre così semplici! A volte, un certo comportamento, nell’immediato, ha un senso e risponde a obiettivi diversi da quelli che la persona ha sulla distanza. A seconda dell’intrecciarsi dei due obiettivi, si ha la sensazione di verità o falsità delle cose.
Matteo: nessuno ha l’obiettivo di finire in galera. Ma qui esistono delle condizioni che possono essere sfruttate in funzione degli obiettivi che uno ha. Se uno ha come obiettivo di non tornarci, in fondo, può frequentare questo gruppo. L’obiettivo immediato e quello sulla distanza possono andare d’accordo.
Walter: se ha deciso di venire al gruppo, questa è, secondo lui, da considerare una verità perché se questo viaggio gli serve per crescere e per non fare più errori, allora questo, secondo lui, è verità.
Aparo: ribadisce il concetto che galera è tradizionalmente sinonimo di non libertà. Questa cosa, però, trae molto in inganno perché -di fatto- uno può vivere senza essere in galera, ma avendo attorno delle condizioni che lo estraniano dagli obiettivi che si prefigge sulla distanza. Questo non vuol dire che la galera sia da considerarsi positiva. Ma una volta affermato che il vero e il falso non esistono, il problema è capire quale sia il grado di accordo fra gli obiettivi. In fondo, non è tento strano che in carcere possa essere fatto o detto qualcosa che si coordina con i propri obiettivi sulla distanza più che spararsi in vena una bella dose di eroina senza sbarre attorno.
Maurizio: pone una domanda: ma se vivo per bucarmi, mi faccio di eroina, è logico che vivo per i cinque minuti e non per l’obiettivo a lungo termine. Perché si fa questo?
Anche Daniela fa un esempio consono: il mio obiettivo a lungo termine è quello di vivere il più possibile, essere sana, farmi una famiglia, però fumo anche se so che mi fa male e questo è in disaccordo con il mio obiettivo a lungo termine!