Il malessere dell'essere

Franco Faiella

  30-10-2004

 

 

Foto di Carla Zaffaroni

 

Quante volte ad ognuno di noi è capitato di stare male interiormente, non trovando piacere né pace in tutto ciò che si fa e che ci circonda? Penso molte, forse troppe volte. Non parlo solo di chi vive una situazione di detenzione, che inevitabilmente porta ad un malessere della persona, in quanto privata della “libertà”; mi riferisco a chi come me, prima di essere prigioniero, pur essendo libero, provava quel malessere del proprio “IO”, vivendo alla ricerca di una felicità virtuale, fatta di sogni, nella rincorsa frenetica di un piacere materiale, basato forse più sull’apparire che sull’essere, con la caccia al denaro al primo posto, pensando a volte che basti il denaro per vedere realizzati i nostri sogni. Alcuni ce l’hanno e tutti gli altri lo vogliono, perché è vero, forse il denaro non dà la felicità, ma aspettando che la felicità arrivi, è un bel modo per passare il tempo

E così facendo ho perso di vista le priorità della vita, che sono tutto sommato semplici e abbastanza ripetitive, ma non per questo facili da individuare, soprattutto per chi come me, è sempre stato “incazzato nero” con il mondo, avvelenato dalla propria cecità, covando il mio “malessere dell’essere”, essendo giudice e condannato di me stesso, a volte quasi con ferocia. Ma è proprio in quella semplicità che a mio avviso si basa il “benessere dell’anima”, dalle cose piccole, che sono le più semplici, è vero, ma che credo siano anche e soprattutto la base portante per quel benessere interiore che aiuta a costruire, piuttosto che a distruggere.

E’ anche vero però che l’individuo ha bisogno di essere accompagnato dalla nascita verso l’apprendimento di certi valori. ”FU ANTICA MISERIA, O UN TORTO SUBITO, A FARE DEL RAGAZZO UN FEROCE BANDITO…”, canta De Gregari in una sua famosa canzone (IL BANDITO E IL CAMPIONE), una filastrocca molto azzeccata a mio avviso, perché il malessere interiore viene, nasce, da molto lontano, come una malattia presa da bambino che, se non si cura bene, andrà sempre più peggiorando.

Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare; non le hai scelte e nemmeno le vorresti, ma arrivano e dopo non sei più lo stesso. Qualsiasi soluzione tu scelga, ti cambia, a volte in bene, a volte in male, spesso con dei colpi di scena beffardi. Quindi non c’è da meravigliarsi se in mezzo a tutto questo, a volte, viene fuori qualcuno che scrive anche con il sangue il proprio destino, perché il malessere gli ha fatto impedimento, anche nei suoi sogni, inseguiti ansiosamente, in quella ricerca affannosa di ciò che non abbiamo mai avuto. Piccoli sogni, ma che quando si spezzano diventano lo stesso un grande dolore.

Ognuno costruisce la sua vita o la distrugge, secondo le regole che si è imposto, che rifiuta di imporsi, o a cui è stato sottoposto suo malgrado. Per nessuno c’è scampo! La vita, purtroppo, è il tipo d'insegnante più difficile, perché prima ti mette alla prova, ti fa l’esame, e poi ti spiega la lezione, e non tutti riescono a capire, non tutti ci tengono a capire.

Ma solo gli uomini piccoli non cambiano idea, e accettano passivamente una vita senza risposte, per la noia o il dolore, sentendosi inermi verso il fallimento del loro “Io”, e per quel non riuscire a vivere come più si desidera.

Ci siamo mai chiesti, però, se i nostri sogni, il nostro godimento, le nostre aspettative, sono coerenti con la realtà in cui viviamo? Perché desiderare l’impossibile? Perché facciamo diventare i nostri sogni una gabbia verniciata d’oro?. Perché desiderare una Ferrari a qualunque costo, quando per il viaggio che si intende fare, basterebbe una comoda utilitaria? L’importante è arrivare a destinazione, e questo non vuol dire “accontentarsi”, ma bensì saper godere delle piccole cose. Solo così potremo abbandonare quel “malessere dell’essere”, trovando il giusto “benessere dell’anima”!!!

Un vecchio proverbio dice che...”Chi nasce quadro, non può morire tondo”, forse è vero, ma si possono sempre lavorare gli angoli, smussarli, arrotondarli, in modo che le persone che ci circondano, non rimangano ferite.


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