I miei obiettivi col gruppo

Daniele Marini

20-02-2004  

Ha la strana sensazione di non riuscire mai a metterli in ordine. Ha sempre quello sgradevole senso di inadeguatezza quando gli viene chiesto di esprimere un parere, un’idea; sembra che nella sua testa, insieme a qualche semplice sensazione, una macchia di colore, ce ne siano decine, legate e quasi senza confini, che scorrono veloci, così che gli riesce difficile leggerle; sembra avere davanti agli occhi una tavolozza strausata, con un’infinità di colori continuamente in movimento.

Quando gli viene voglia di scrivere, dimentica spesso dei pezzi, se li sente passare così veloci che il tempo di scriverne alcuni gliene fa dimenticare altri, non riesce proprio ad afferrarli; soltanto nel caso che ritornino è in grado di metterli a fuoco, ma spesso non è più il loro momento. Hanno bisogno di essere cuciti con pensieri antecedenti, ma quando trova l’incastro, ecco che la prosa si sviluppa con coerenza, logica, lucidità.

Qualche volta gli capita di scrivere partendo da qualcosa che si impone alla sua attenzione, senza dubbi o incertezze, ma anche senza una sua precisa volontà. E’ un treno che passa veloce davanti al suo sguardo fisso; i pensieri sfilano come persone con facce diverse dietro a finestrini tutti uguali; in quell’attimo non si accorge di averli raccolti, ma poi guardandoli come in un rallenty, si rende conto di averli registrati tutti.

Quando ci ripensava, non poteva quasi crederci; ciò che leggeva dopo credeva non gli appartenesse, lo considerava stupido, incoerente con quello che credeva fosse il suo pensiero; talvolta pensava che a scrivere fosse stata addirittura un’altra persona, altre volte che fosse successo in stato di ebbrezza oppure sotto l’effetto di psicofarmaci.

Ormai si è quasi convinto che le cose che scrive nascondano i suoi pensieri, questo gli sta facendo considerare i suoi scritti sotto un nuovo aspetto, sente di dover riflettere meglio sui loro significati.

Adesso ha deciso di provare a mettere in discussione le cose che dice con un gruppo di persone, pazienti, disponibili e magari anche intelligenti. Io gli ho consigliato, “IL FARO”.