| L'orologio a pendolo |
Umberto Picone | 31-10-2003 |
Ancora un incubo, sempre lo stesso.
Mi alzo e mi rendo conto che il mio cuore ha un battito irregolare e che i miei compagni dormono profondamente.
Provo a riaddormentarmi ma non ci riesco, cerco di farmi cullare dal ticchettio dell’orologio, ma la notte e il suo silenzio amplificano quel ticchettio e nella mia mente torna un ricordo del passato:
l’orologio a pendolo…
Io ero piccolo e un giorno mio padre tornò a casa con un orologio a pendolo che aveva acquistato all’asta, vecchio ma funzionante.
Ricordo che lui era fiero dell’affare che fece quel giorno, e io ero molto affascinato dalle sue dimensioni e incuriosito dal suo funzionamento, ma quando lo sentii suonare, il fascino e la curiosità svanirono e subentrò la paura.
Ero terrorizzato dal suono che faceva, quel suono ogni notte rimbombava in tutta la casa.
Ricordo che avevo persino paura di alzarmi dal letto per andare in bagno e che certe mattine mi svegliavo col letto bagnato; quando un giorno, dopo che mio fratello per l’ennesima volta mi chiamò "piscialetto", pur sapendo di prendere botte, decisi di romperlo.
Oggi quell’orologio si trova a casa di mio padre con le lancette ferme da quel giorno.
Qualche anno fa gli chiesi il perché tenesse in casa un orologio rotto e lui mi rispose che, anche se l’orologio ha le lancette ferme, segna l’ora esatta due volte al giorno.
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