Scambi sullo scarto fra Reale e Ideale |
Dino Duchini |
03-02-2008 |
L'accostamento con Heidegger mi pare appropriato, in quanto entrambe le vicende hanno in comune quella che mi appare come una rinuncia egoistica. Nel caso di cui stiamo parlando, mi pare si possa parlare di scarso interesse per il "bene comune" che pure viene indicato come proprio obiettivo.
All'interno della società esistono le classi sociali; ad esse corrispondono condizioni di vita diseguali, per taluni agiate per altri meno, e tutto sommato, in riferimento alle responsabilità che un individuo si assume, è anche giusto che sia così. Ogni individuo, infatti, in relazione alla propria classe sociale e al proprio ruolo, è portatore dei relativi diritti e doveri. Ovviamente tali posizioni consentono l'acquisizione di alcuni privilegi: potere, visibilità e successo. Credo che all'interno del conteggio fra pro e contro legati al proprio ruolo non debbano essere trascurate le opportunità che si sono avute e quello che i destinatari della nostra funzione si attendono da noi.
L'acquisizione di un potere contempla l’uso appropriato dello stesso e il peso che ciò comporta. Chi crede nelle proprie idee deve anche difenderle, e per difenderle è necessario un ruolo nella cosa pubblica.
La scelta dimissionaria del dott. Colombo, invece, si limita ad un obiettivo perseguibile da molti altri, anche da persone che nella società hanno meno forza contrattuale rispetto a quella da lui acquisita grazie al ruolo esercitato per anni.
Milioni di altre persone si alzano la mattina e, impossibilitate a dimettersi, devono convincersi che "viviamo nel migliore dei mondi possibili" anche se non si hanno neanche i soldi per mangiare una pizza.
In questo senso, avrei preferito che Colombo continuasse a fare quello che altri non possono fare, sia perché non hanno i mezzi per farlo sia perché devono fare qualcosa da cui non hanno la facoltà di dimettersi.
Dino