La maschera e la paura |
Nicola Petrillo |
24-01-2015 |
Ero un bambino molto vivace, ma questo mio comportamento veniva sempre rifiutato e punito dai miei genitori, In particolare da mio padre che era molto autoritario. Ogni volta che ero me stesso, mi trovavo contro l'opposizione sprezzante di mio padre, e questo mi faceva sentire uno stupido, colpevole di qualcosa che non riuscivo a identificare ma che comunque non mi faceva stare bene.
Dopo un certo tempo rinunciai alla mia spontaneità, indossai una maschera e cominciai a recitare una parte che evitava il mio malessere. Diventando adulto, questo comportamento ha falsato la mia personalità, non permettendomi più di Iasciarmi andare nel sentire la vita.
Con la mia maschera ho recitato continuamente una parte di padronanza di me, di perfezione nel pensiero e nel giudizio, di falsa moralità, di falsa virtù, d'intelligenza ad ogni costo. Così da diventare una catastrofe in tutti i campi che esigevano spontaneità (tipo sessualità, rapporti interpersonali ecc.).
Abbandonare questa maschera è stato un lavoro lungo e faticoso. E' facile capire come certe consapevolezze siano dei veri parti mentali. Disgraziatamente, sono rari i parti senza dolore, ma quando cadono certe maschere, alcuni inconsci segreti vengono liberati.
Si verifica un afflusso di energia e le vecchie paure inconsce appaiono con i loro volti ammuffiti. E qualche volta basta questo fascio di luce perché i fantasmi scompaiano a beneficio di una vera rinascita.