Sono 300 lemmi che raccontano ai "regolari" esperienze di vita
Il linguaggio dei carcerati esce dalla "gattabuia" e parla ai "regolari". Il libro "Pugni nel muro", scritto dai detenuti di San Vittore e coordinato da Emilia Patruno, svela con 300 lemmi non solo il codice usato nelle celle di tutt'Italia, ma soprattutto la storia e la cultura in cui è nato e cresciuto. Il testo, frutto del lavoro collettivo di molte persone, tra cui i redattori di "Magazine 2" (il giornale del carcere milanese), raccoglie le testimonianze personali - non solo drammatiche - degli abitanti del "grand hotel" (galera in "carceratese"): dal colloquio con i parenti (non più di sei ore al mese), all'ora d'aria (tre al giorno); da come si cuoce una pizza in cella con un forno artigianale, alla ossessione della "perquisa", o della "domandina", la richiesta scritta necessaria per ottenere qualsiasi cosa. Con linguaggio ironico e schietto, il libro, edito da Terre di mezzo e presentato a San Vittore durante un toccante incontro tra detenuti e un centinaio di cittadini, svolge una duplice funzione.
"Comunicare con l'esterno è una necessità per chi vive in cella - dice Angelo Aparo - ma scrivere è ancora più importante perché è un'azione che responsabilizza i detenuti".
Il libro verrà nuovamente presentato al pubblico il 18 dicembre, alle ore 21, alla Libreria Tikkun di via Montevideo 9 (oltre ad alcuni detenuti-scrittori, ci sarà Luigi Pagano, direttore di San Vittore).
Come "i pugni nel muro" che si battevano un tempo fra cella e cella per raccontarsi le novità della giornata, anche le parole scritte rimandano a esperienze vissute in prima persona. "Siamo tatuati dentro - dice Guido Conti, il detenuto che firma la prefazione del libro -. Il linguaggio si innesta nella vita di tutti i giorni, nelle minuscole pratiche e abitudini quotidiane che ci portiamo fuori anche quando non avrebbero più ragion d'essere e ci "tradiscono" anche quando non vorremmo".
I PUGNI NEL MURO ed. Terre di mezzo. Nelle librerie, presso i venditori ambulanti 13.500 lire e nel bar di fronte a San Vittore
Livia Grossi