Tratto da
JERVIS: Io credo che certi film, come Rain man, oltre a essere dei bei film, hanno anche una funzione: quella di far capire e far riflettere, non tanto su cos'è la follia o cos'è l'autismo, quanto su cosa succede a noi, quando entriamo in contatto con persone di questo tipo. Ebbene la cosa che giustamente alcuni di questi film dicono è che c'è in qualche modo una scoperta del lato umano e del lato normale anche della persona disturbata. Cioè si stabiliscono delle forme di comprensione e di dialogo, che non soltanto permettono di entrare in contatto con l'altra persona e di aiutarla, ma in qualche modo ci permettono anche di interrogarci noi sulle nostre abitudini e su quello che abbiamo dato spesso, troppo spesso per acquisito: si fa così e basta. Si può fare in tanti modi. Ora naturalmente ci sono alcuni modi che non sono, come dire, del tutto normali, in senso generale, cioè non sono del tutto sani, però sono spesso più sani di quello che sembra all'inizio.
La distinzione fra normalità e anormalità, fra normalità e devianza, fra normalità e follia è una distinzione più fluida di quello che noi siamo soliti pensare. Forse, questo, ci riporta poi all'inizio del discorso: ognuno di noi per capire ciò che vuole fare, per capire ciò che deve fare, ciò che per lui è normale ha bisogno di crearsi in qualche modo un feticcio dell'anormalità e della follia, qualcosa di rigido: lì non si va, questo non si fa. E invece questo è più discutibile di quanto non sembri a prima vista e permette di metterci in discussione, cosa che permette, a sua volta, di ritornare a contatto con gli altri che ci sembrano diversi e incomprensibili. E questo è un po', diciamo, l'insegnamento generale che noi possiamo ricavare da questo tema. |