Livia Nascimben | Adesso che ho scoperto che anche l'ossigeno ha la sua ombra..., mi sento piu' tranquilla. Francesca Pavesi |
Al bambino non servono tante parole, non servono tanti regali, tanti giocattoli, al bambino basta sentire il calore della mamma, la sua vicinanza, basta sentirsi, anche nel silenzio, rispecchiato nel suo sguardo di ritorno. Il calore umano non si vede, ma si percepisce col cuore ed è indispensabile per acquisire fiducia in se stessi e la spinta necessaria per costruire per sé e per gli altri; un po' come l'ossigeno che è "fonte atmosferica della vita" e che "senza nemmeno pensarci" respiriamo, "a volte con avidità".
Ma come l'ossigeno "produce energia vitale" e "per contro, se ci pensiamo, è estremamente corrosivo e distrugge i componenti molecolari del corpo allo stesso modo in cui fa deperire i metalli e brucia gli edifici", così l'amore materno, indispensabile al piccolo uomo per crescere, può diventare estremamente dannoso quando impedisce di camminare con le proprie gambe, di correre via lontano per poi ritornare indietro, di stare soli con se stessi a riflettere e ascoltare i messaggi che manda il corpo..
Una mamma che dispensa troppo amore o lo dà nel modo "sbagliato" può interferire con un armonico sviluppo cognitivo, emotivo e, a volte, perfino fisico del proprio cucciolo.
"L'ossigeno ha una fame elementare di elettroni. [ ] Quando due o più atomi si legano formando una molecola, alcuni elettroni divenuti comuni circumnavigano l'intera molecola. [ ] Se gli elettroni vengono configurati in un modo irregolare o non equilibrato gli atomi o le molecole sono instabili e tendono a sottrarre gli elettroni circostanti per compensare gli squilibri interni."
Una mamma che per le proprie insicurezze, per i propri limiti non riesce a fare a meno dell'affetto che il suo bambino le ridà in cambio non lascerà presto andare la sua mano.
Non è necessario avere una mamma assente o "disgraziata" perché cresca un essere umano insicuro, basta che una mamma, in assoluta buona fede e con gli intenti più nobili del mondo, non abbia abbastanza risorse per gestire la propria di vita. In tal caso, potrà avere bisogno di succhiare dalla vita di suo figlio il nutrimento che le serve per sopravvivere e che invece dovrebbe essere lei pronta a donare a suo figlio perché possa crescere; basta che una mamma sia incapace di sopportare la rabbia di suo figlio perché la sua presenza si trasformi da nutrimento in "veleno".
Dell'ossigeno si ha bisogno per vivere: non ci si può suicidare trattenendo il respiro; senza ossigeno non potremmo dare fiato alla nostra voce. Ma respirare "ossigeno puro per 48 ore" provoca la morte per "danneggiamento dei tessuti dei polmoni". Il rispecchiamento e la simbiosi con la propria madre sono funzionali alla sopravvivenza nei primi anni di vita, ma, ad un certo punto, diventa impossibile vivere senza separarsi e individuarsi da essa.
Il padre svolge una funzione fondamentale per la sopravvivenza del figlio, ha il ruolo di promuovere e garantire il processo di separazione dalla madre. "Si continua a sopravvivere solo perché l'azoto inerte diluisce l'ossigeno fino al 20% dell'aria che respiriamo".
Se la figura paterna è assente comunque "il corpo è progettato con dei meccanismi di compensazione per contrastare gli effetti distruttivi dell'ossigeno a bassi livelli", e a volte questi sono sufficienti, altre no.
Il bambino per non sentirsi murato vivo entro il suo corpo, da una madre troppo protettiva, ha a sua disposizione uno strumento potentissimo, ma pericoloso: l'onnipotenza, uno strumento irrinunciabile dei primi anni di vita, tanto che una privazione precoce delle prime illusioni di onnipotenza potrà indurlo, più avanti nella vita, a farne un uso distruttivo per sé e per gli altri.
Il bambino non ha strumenti evoluti per difendersi o per dare una spiegazione razionale a ciò che gli succede attorno, non può capire che è necessario per lui camminare con le proprie gambe o che non può sacrificare se stesso per soddisfare il bisogno della propria madre di avere sempre suo figlio da accudire e per questo sentire di avere uno scopo nella vita; il bambino non lo sa, non può capirlo, sua madre per quanto imperfetta sia, rimane sempre la migliore, al limite è lui a pensare di non andare bene..
Un giorno, quando sarà grande, con uno dei pochi strumenti rudimentali che avrà a disposizione, l'onnipotenza, deciderà di compiere atti che lo faranno sentire "libero" dall'abbraccio materno.
Il repertorio è vasto.
A me vengono in mente persone con due disturbi apparentemente dell'appetito, l'anoressia e la bulimia. Ma c'è anche chi si droga, chi si alcolizza, chi lancia sassi dal cavalcavia, chi ruba, chi si lancia da un ponte attaccato a una corda.. in ogni caso bambini non cresciuti che devono dimostrare a se stessi di sapersela cavare da soli.
Non molto tempo fa mi è capitato tra le mani un opuscoletto dell'A.B.A: le patologie alimentari sono anche tentativi di separarsi da un genitore che non tollera un distacco, che non accetta l'autonomia di un figlio, che trattiene la mano.
L'ossigeno, l'azoto inerte, gli elettroni, i radicali liberi, l'amore, la madre, il padre, le patologie, i crimini..
Con questo non voglio sostenere che qualunque forma di devianza o di trasgressione sia imputabile esclusivamente alla figura materna, semplicemente mi era parso di poter sottolineare quale potesse essere un paradosso dell'amore: dare e promuovere la vita, ma anche soffocarla.
Amare senza chiedere o abbandonare rispettando il bisogno di spazio e autonomia dell'altro, penso sia un compito difficilissimo.
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Tutte le citazioni sono tratte da "Radicali liberi e paradosso dell'ossigeno"