Orgoglio e paura

 

Vito Damone

Tutto cominciò quando io avevo 14 anni e lei, che per comodità chiamerò Simona, solo 11.
Le piacevo così tanto che quando la rifiutai si mise a piangere. Non pensavo ad una reazione del genere, eravamo ancora piccini, ma io a quella età in una ragazza guardavo soprattutto le protuberanza fisiche. Lei non soddisfaceva queste mie esigenze e cosi cominciò quella che, fin ora, ritengo la più grande e difficile sfida della mia vita.

Dopo tre anni di marachelle fui io ad accorgermi di Simona, era molto cambiata e mi intrigava molto. Ci frequentammo per un lungo periodo in amicizia e Simona aveva lo sguardo tenero, era bella, elegante, educata ed io la volevo. Ci provai ma non con l'intenzione di avere una semplice storiella, volevo stare con lei. Alla mia proposta finale lei mi rispose con un clamoroso due di picche: questa volta a piangere fui io.

Pensavo avesse voluto pareggiare i conti e quindi ad una seconda proposta avrei potuto conquistarla. Non fu così. Simona si mise assieme ad un altro ragazzo ma tra lei e me rimase una profonda amicizia.

Negli anni le cose non cambiarono, lei sempre assieme a lui ed io che mi divertivo con le altre ragazze ma col pensiero sempre rivolto a lei. Dopo circa un anno notai in Simona uno strano comportamento nei miei confronti; sembrava mi chiedesse aiuto. Colti questi segnali, capii che Simona era cambiata tantissimo, non era più quella che avevo conosciuto cinque anni prima. Francesco aveva sconvolto la sua dolce vita, la picchiava!! Dopo essere stato in disparte per tutto questo tempo, entrai di prepotenza nella loro storia per il bene di Simona e mi comportai un po' come un giustiziere. Ero accecato dalla rabbia e forse anche dall'amore, feci allontanare per sempre Francesco dalla vita di Simona, semplicemente picchiandolo ogni qualvolta lui picchiava lei.

Finalmente riuscii a conquistarla, divenni il suo eroe con tanto di congratulazioni della sua famiglia. Ma era troppo semplice per finire così in fretta, sembrava quasi un film.

Ma come sappiamo la realtà è molto diversa da un set cinematografico. All'età di vent'anni venni arrestato e dovetti combattere con la tristezza e la paura di perdere Simona, cosa che purtroppo non tardò ad arrivare. Scrissi intere lettere rivolte a lei nelle quali venne fuori il mio orgoglio e la mia paura, ma sempre con la voglia di tornare con lei.

Dopo un anno e mezzo uscii dal carcere per andare a casa con gli arresti domiciliari e trovai Simona assieme ad un altro ragazzo.
Ma sapeva quanto io tenessi a lei e continuavamo, anche se sporadicamente, a sentirci finché, dopo circa un anno, incominciammo a vederci tutte le sere facendomi rivivere la speranza di poterla riconquistare.
Ma un altro ostacolo era però nell'aria, arrivò la condanna definitiva e rieccomi ancora in carcere senza di lei, ora sto sfidando l'orgoglio per poterla conquistare, ma forse è meglio sfidare la paura e dimenticare.


La sfida, secondo me, contiene sempre alcuni concetti centrali.
Per esserci una sfida è importante che ci siano almeno due sfidanti, possono essere persone fisiche, sentimenti, si può sfidare la propria coscienza, possiamo addirittura competere con l'"io" nascosto in noi, insomma c'è una vasta quantità di contendenti che, separatamente o nella stessa sfida possono competere.
Pensiamo alla più banale delle sfide, una corsa tra due persone.Oltre a sfidare l'avversario noi sfidiamo la nostra paura di perdere e l'orgoglio di vincere.
Importante è anche l'obbiettivo o il traguardo da raggiungere che deve essere comune ai contendenti.
Tornando al caso precedente, l'obbiettivo tra le due persone è il traguardo d'arrivo, ma tra i fattori interni l'obbiettivo diventa la soddisfazione personale.
È anche opportuno dire che in una sfida c'è un vincitore, un vinto e in casi rari parità.

Il racconto che vi ho proposto penso sia comune a molti, almeno fino al mio arresto, analizzandolo possiamo tranquillamente individuare sfidanti, obbiettivi e vincitori. Io cercavo di raggiungere l'"obbiettivo" Simona, sfidavo, nella sfida, tanti fattori interni ed esterni che via via mi si ponevano innanzi.

Possiamo anche vedere che talune volte si accetta di perdere una sfida per paura, poi per orgoglio se ne incomincia un'altra che cerca appunto di far vincere l'orgoglio alla vinta paura. Questo si capisce alla fine del racconto dove io voglio dimenticare Simona per paura di perdere la sfida, ma nello stesso tempo il fatto di dimenticarla è già una sfida.

Diciamo quindi, tranquillamente, che ogni minuto della nostra vita sono in corso una o più sfide, che si vinca o che si perda ci aiutano a crescere e a maturare.