Atti del convegno

 

16. Carlo Grande

Farò delle considerazioni abbastanza rapide. Sono d'accordo - per quello che riguarda la mia esperienza di giornalista - sul fatto che la gente, anche quando si parla di raptus, non si accontenta della definizione. Per primo non si accontenta il giornalista; io ho lavorato moltissimo nella redazione culturale, più recentemente in quella delle cronache italiane; ma a questo convegno sono venuto anche a imparare…

Lo schema classico della pagina, di fronte a un fatto che ho vissuto direttamente come il delitto di Novi Ligure, è quello di dare un resoconto di ciò che è avvenuto, poi compare una sorta di reportage di qualche collega che si suppone abbia una capacità analitica più globale (una persona che gira nel paese, guarda le tv accese, parla nei bar, cioè sente un pochino più "a pelle" qual è il contesto in cui è avvenuto il fatto), poi le parole dell'esperto. Allora cominciamo a telefonare, spesso anche alle persone che sono a questo tavolo e si cerca di andare un pochino più a fondo.

Quindi, il raptus, di per sé non significa assolutamente nulla; l'atteggiamento della gente può oscillare dall'estremo forcaiolo a quello più giustificativo; è la società!
In genere, il giornalista per fare un servizio, come mediatore tra i fatti e la gente comune, cerca di chiedersi il perché…ma il giornalista interviene sempre dopo.

Si parla di un fatto solo quando è avvenuto; è molto raro che ci si chieda, prima, quali fatti possono concorrere a provocarlo. A me sono piaciuti molto i riferimenti ai micro-raptus che avvengono nella quotidianità e che personalmente mi colpiscono molto di più che non i fatti criminali compiuti da megakiller o da personaggi come Maso o la stessa Erica, che poi in qualche modo diventano di moda, e vengono esaltati, in qualche modo, anche sui giornali.

Secondo me bisognerebbe chiedersi di più quali sono i microfatti di perdita di normalità. Io ci ho provato per conto mio perché i criteri della "notiziabilità", questo non lo considerano! Se ci scappa il morto, il giornale ne può parlare, se d'estate non c'è altro da mettere… allora via via si può arrivare a tutti gli altri fatti che sono sanzionabili dalla legge, dalla piccola rissa, alle molestie sessuali in spiaggia, c'è una casistica enorme..

Però, ecco, andiamo a vedere cosa succede… faccio un esempio: nell'ambito del traffico ci sono tante piccole grandi esplosioni, non so come definirle (non sono un tecnico né uno scienziato), esplosioni di rabbia, perdite di controllo che tutti quanti abbiamo verificato, almeno dentro di noi, più o meno direttamente.
E qui il discorso è complicato!. Ci si deve chiedere: che cos'è che scatena questo tipo di reazioni, di persone che al semaforo, se qualcuno gli ha tagliato la strada, scendono e cominciano a sbattere la propria portiera contro quella del vicino.

Si può arrivare dall'insulto al duello rusticano al cacciavite; d'estate magari con il caldo, situazioni di lavori in corso; persone insospettabili che sembrano apparentemente normali, che nella macchina accendono il condizionatore d'aria, accendono lo stereo…
Nel racconto di cui ti parlavo io mettevo, anche divertendomi, lo confesso, a far ronzare beatamente tutti i sistemi intercooler, discodrive,…

Immagina di partire libero con l'auto, svolto a destra, svolto a sinistra…ma in quel momento si verifica esattamente il trauma, il gap, la differenza tra quello che ci aspettiamo noi e la realtà. Cioè il traffico, ad esempio, cioè il comportamento deviante, cioè altre persone che non fanno esattamente quello che noi ci aspettiamo da loro. Negli Anni '70 si diceva che è colpa della società; Adesso, se uno inizia un discorso di questo genere, spesso, in molti contesti rischia di venire insultato.

Ma manteniamoci sul discorso dell'auto: perché in tutti gli spot, in quasi tutte le pubblicità si vedono autisti e vetture che si muovono in spazi naturali, liberamente, lungo le scogliere, che arrivano in spiaggia o salgono con i 4 X 4 nei pascoli? Perché si fomenta questa differenza tra la realtà, si esalta questa differenza tra il sogno e la realtà?