Atti del convegno

 

2. Enzo Funari

 


APARO

Invita i presenti ad esporre il proprio pensiero, con formule brevi, rispondendo alle domande.
Chiede di intervenire al professor Funari.

"Ci sono diversi tipi di raptus o ce n'è uno?
In questo convegno non si sostiene che ci sia un raptus da salvaguardare: tutto all'incontrario, si vuol dubitare, decostruire e costruire, ma per fare ciò, prima esponiamo quello che possiamo esporre"

 

FUNARI

Io vorrei salvaguardare, da un lato, un criterio che è quello che gli astanti e gli studenti, giovani, possano capire fino in fondo quel che si vuol dire, per essere d'accordo o no… ma non posso ignorare quello che ha detto il relatore che mi ha preceduto, perché penso che la tavola rotonda sia anche legata alla possibilità di confrontarsi su posizioni diverse.
Quando si vuole sostenere una tesi, è inutile attaccare altre posizioni. Sono state dette alcune cose che, per quel che riguarda il raptus, quanto meno esigerebbero qualche approfondimento.

Cos'è questa storia della psicopatologia? Ce ne sono un'infinità; e alcune - paradossalmente -possono coincidere con quello che ha detto chi mi ha preceduto. Per parte mia, faccio lo psicoanalista e credo che esiste una fenomenologia complessa del raptus, che va contestualizzata di volta in volta. Con questo termine, oggi, si copre una serie di realtà molto diverse tra di loro.

Sono d'accordo che bisogna prendere con le pinze quanto viene fuori dalla nosografia psichiatrica ed è chiaro -come ha detto chi mi ha preceduto - che esiste una continuità fra psicopatologia e psicologia "normale"; ma questo fu scritto già nel 1900 da Sigmund Freud, che impiantò tutto il suo lavoro nel dimostrare che la scissione psichiatrica tra l'ammalato e il normale non sta né in cielo né in terra. Quindi non è che - purtroppo - ho potuto apprendere qualcosa di nuovo, da questo punto di vista, anche se ci tenevo…

Vediamo anche la questione del solito Popper…Chi si occupa da anni di epistemologia sa che Popper non è l'unico epistemologo, si tira fuori quando fa comodo… Se prendiamo Lakatos, ci troviamo in una situazione molto diversa…, che ci permette di dire che le costruzioni si fanno fondando un determinato progetto iniziale, da salvaguardare con delle cinture che vanno avanti - ma non voglio tediare con questo…volevo solo chiarire che quando si cita qualcosa, se si dice che "le cose stan così", si deve anche entrare nel merito delle cose che si dicono: non esiste un solo epistemologo, non esiste "La" psicopatologia , come non esiste un solo raptus.

Bisogna mettersi d'accordo su che cosa si intende. Si intende qualcosa che emerge improvvisamente ed ha un carattere distruttivo - giusto? - o contro sé o contro gli altri. Può essere singolare o può essere di gruppo. Di gruppo è tutta un'altra cosa, comunque. Detto questo, cosa è il raptus? Può essere considerato raptus un qualsiasi agito, una qualsiasi azione violenta, improvvisa? Però, se abbiamo a che fare con persone che, ripetutamente, o periodicamente, esprimono questo tipo di comportamento, c'è da interrogarsi se questo è assimilabile a quelle situazioni dove, in personaggi insospettabili da questo punto di vista, in età adulta o tardo adolescenziale, per la prima volta, improvvisamente, si scatena un comportamento distruttivo, assolutamente imprevedibile.

Io sono convinto che il vero raptus va visto in quest'ultima direzione, come risultato di una sommatoria che avviene a livello "sotto la coscienza" non tanto per un trauma, o due subiti nell'infanzia o chissà dove, quanto piuttosto per una situazione traumatica di tipo ecologico, cioè una traumaticità globale, a 360 gradi, quotidiana, microscopica, continua.

E' come un accumulatore. Allora, in determinate circostanze, che vanno di volta in volta individuate - questo è il punto - questo può portare, in determinate condizioni, all'esplosione …Come un vulcano che ha preparato per secoli la sua eruzione può scatenarsi… Voi sentite sempre: "una persona così…chi l'avrebbe mai detto…", etc. , questo non si dice di una persona che è nota per avere comportamenti violenti.

Il vero raptus - è da discutere - potrebbe essere visto come un qualcosa che inaspettatamente si verifica in un contesto non decifrabile prima. Attenzione: come psicoanalista dico che teoricamente la decifrazione potrebbe esserci attraverso una serie di piccoli indizi, di elementi microscopici che possono emergere durante il tempo.

Ma chi è deputato a fare questo? I genitori? Ma noi possiamo pretendere che i genitori siano in grado di fare un lavoro del genere? Il raptus può nascere in una situazione dove c'è una frustrazione, una sofferenza sin dall'infanzia, di tipo materiale, di tipo sociale… ma a volte si produce in una situazione di benessere, dove non sembra sia avvenuto nulla di traumatico…la configurazione del nostro apparato psichico, checché se ne dica, è un po' strana…

Una reazione violenta a qualcosa che arriva dal mondo esterno, delle fantasie inconsapevoli che possono trarre da un minimale elemento qualcosa per scatenare una violenza internail raptus è, secondo me, quello che appare improvvisamente e che può essere spiegato soltanto dopo che è avvenuto in certe occasioni. Prima, no . A meno che, onnipotentemente, riteniamo che tutti debbano avere gli strumenti per leggere, sempre, qualche avvisaglia in un giovine…

Un'altra cosa che volevo mettere in risalto è il collegamento che esiste in una serie di raptus che si scatenano in persone insospettabili attraverso un fenomeno che è l'imitazione inconscia. Noi assistiamo oggi, con i mass media e via discorrendo, al fatto che laddove si verifica un certo episodio, per un certo periodo si verificano episodi analoghi. Ricorderò il militare che si è suicidato in una caserma e i molti militari che nell'arco di alcuni mesi lo hanno seguito…

Raptus rivolti contro se stessi su basi imitative. L'imitazione inconscia è un maledettissimo strumento, micidiale per l'uomo. Ora, non ha niente a che fare col poter identificarsi con gli altri, col poter avere un rapporto dialettico, diciamo così, con gli altri, con l'accettare nel proprio sé, l'altro; è proprio qualcosa di adesivo; ricordate del bambino che si è buttato dalla finestra; questo bambino guardava i cartoni animati e improvvisamente, senza che ci fosse alcuna avvisaglia, ha seguito l'esempio di uno dei personaggi di un videogioco, e, imitandolo, si è buttato dalla finestra. Non si trattava di identificazione: il bambino viveva in una situazione dove l'unica possibilità che aveva nella sua economia psichica era quello di imitare adesivamente un personaggio fantasmatico; in assenza di una relazione, diciamo, valida con i genitori, il bambino non ha saputo fare altro che ripetere imitativamente quello che aveva visto. La cosa è molto complessa. Mi rendo conto di aver buttato là le cose, prendendo solo qualche punto.

Questo tipo di raptus, tutto sommato, non può che essere visto successivamente, a meno che non vogliamo colpevolizzare i genitori - come oggi molto succede "non han saputo vedere, non han saputo ascoltare" ma ci sono tre cose, diceva Freud, che è impossibile fare: educare, governare e allevare i figli. Sono tre compiti impossibili: questo vuol dire noi li dobbiamo fare fino in fondo, pur sapendo che…
Oggi, giustamente, il collega che mi ha preceduto ha detto che "non c'è posto per la coscienza"… Io posso essere d'accordo: ma a questo punto c'è un problema. "Perché?" Perché non c'è posto per la coscienza, perché la fa da padrone ciò che "non è cosciente"? E allora si riapre il discorso. Perché non è che io sia un manzoniano convintissimo, ma la coscienza è come il coraggio, chi non ce l' ha, come diceva Manzoni, non se lo può dare…