Per quanto riguarda la visione strettamente giuridico-penale, quando parliamo di raptus, parliamo di "reazione a corto circuito". Ciò di solito avviene con quelle diagnosi peritali legate alle situazioni descritte dalla dottoressa Merzagora, cioè quando questo comportamento risulta difficile da prevedere sulla base di condizioni psicopatologiche.
Lo stress, in linea di massima, non è considerata una condizione psicopatologica. Allora viene definito "reazione a corto circuito". La definizione caratterizza quei comportamenti che risultano essere del tutto improvvisi, inspiegabili e imprevedibili.
Il problema grosso - una volta fatta la diagnosi- l'interrogativo che ci si pone - in sede di giudizio sull'imputabilità- è se il comportamento sia o no riconducibile al concetto di infermità mentale.
Forse ci sarà modo di chiarire anche questo concetto dal punto di vista giuridico, perché una volta che si parla di raptus, o meglio di reazione a corto circuito, il problema diventa stabilire se questo tipo di comportamento può essere considerato un'infermità mentale tale da escludere la capacità di intendere e di volere, oppure se sia invece riconducibile esclusivamente all'art. 90, agli stati emotivi o passionali, però anche su questa norma ci sarebbe molto da dire.