VITTIME E COLPEVOLI - FRA I MEANDRI DELLA PEDOFILIA ĞUN FILM PER USCIRE DALL'OMBRAğ di EMILIA PATRUNO |
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Un
tema scabroso affrontato senza nascondere nulla e senza ammiccamenti,
in una pellicola forte e molto diretta che, dicono gli esperti,
potrebbe essere usata nelle scuole per preparare i bambini. E
nelle carceri per "guarire" i pedofili.
Un
film coraggioso, sfaccettato, che non nasconde e non ammicca su un argomento
dolorosamente di attualità, finora "relegato" nei Tg
o nelle cronache dei quotidiani: la pedofilia. Territori d'ombra,
il film di Paolo Modugno che esce in questi giorni nelle sale,
è un film da vedere.
Nelle foto: due drammatiche scene di Territori d'ombra. Il film ci ha colpito per
il suo rigore, perché chi l'ha firmato (Paolo Modugno
e Veronica Salvi) ha saputo trattare un così difficile
soggetto senza scadere nella morbosità né nell'allusione,
tratteggiando personaggi che non possono essere classificati
banalmente come negativi o positivi. Maria Rita Parsi, psicoterapeuta, presidente di Movimento bambino, ha apprezzato il possibile utilizzo della pellicola nelle scuole, per genitori e bambini, allo scopo di affrontare insieme l'argomento, senza creare allarmismi ma dando ai piccoli un'arma con cui potersi difendere da possibili insidie. Angelo Aparo, psicologo nel carcere milanese di San Vittore, ne ha ipotizzato persino un utilizzo terapeutico, proprio a partire dai carcerati.
"Uno che fa il male ma che sta anche male" Il pedofilo, dice
Aparo, "non è il protagonista dei propri pensieri,
ma il burattino delle proprie compulsioni, una persona che
fa il male ma che sta anche male. Come ogni persona che soffre,
non possiede completamente la sua storia. Ne conosce i frammenti,
che agiscono con effetto compulsivo inducendolo a tradurre
in pratica quello che potrebbe essere affrontato sul piano
dell'elaborazione: il pedofilo rimane, allo stato attuale,
quello che è. Nessuno ha la possibilità di parlare
con lui, prima che ci sia l'episodio di pedofilia, perché
difficilmente un pedofilo va dall'analista, e in generale
nessuno è disponibile ad ascoltare. Per questo, sostiene
lo psicologo, "il film potrebbe essere il punto di partenza
per lo sviluppo di un'elaborazione che porti il pedofilo a
emanciparsi. O in carcere, con pedofili che in un certo senso
non hanno nulla da perdere perché hanno già
svelato la loro identità, o con pedofili che siano
usciti dal carcere, con un periodo di carcerazione alle spalle
che non è servito a elaborare il reato commesso. O,
ancora, con "famiglie a rischio". Le storie dei
bambini feriti sono molto spesso più vicine e più
domestiche... Perché anche questo è un pregio
del film: l'aver fatto capire che in certe coppie spesso si
va avanti per inerzia, inchinandosi al compromesso, per cui
uno finge di non sapere, mentre l'altro si assume la maggior
quota di responsabilità, l'acquiescenza e la connivenza
marciano di pari passo, tutto in funzione di un obiettivo
che, magari, è importante - la sopravvivenza -, ma
che potrebbe essere perseguito in altro modo".
Il film è stato sostenuto da associazioni che lavorano quotidianamente sui vari aspetti della pedofilia (normativo, preventivo, di trattamento e recupero). Associazioni come Terre des hommes (che ha realizzato anche un simpatico libretto, protagonista un porcospino, che insegna ai piccoli come difendersi da adulti invadenti), Telefono Arcobaleno, l'associazione di don Di Noto, oltre a Cismai e Ecpat Italia. E va riconosciuto a Paolo Modugno il merito di aver sottolineato un aspetto della pedofilia che investe "l'ideologia costitutiva della società dei consumi, che si è spinta fino a comprendere anche il consumo degli esseri umani, arrivando a quelli più deboli, indifesi e innocenti, i bambini", vale a dire la presenza di gentaglia come il Dolbecco del film, uomini per cui business is business, e le cassette pedopornografiche sono oggetti richiesti, che hanno un mercato. Non importa se il business porta con sé morte, dolore e assenza di futuro per "qualcuno". E se questo "qualcuno" è un bambino, tanto peggio. Un discorso che andava fatto, in una società che sembra privilegiare sempre e solo il profitto. Una società che si scandalizza tanto, ma spesso lascia impunito soprattutto chi, sullo scandalo, ci fa i quattrini.
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