Da "L'enigma e le maschere"
Edizioni i Miti, Mondadori
Per tutta la notte il sonno non è venuto. Ora
dal fondo dell'orizzonte,
cupo e freddo, spunta il mattino.
Che ci faccio io al mondo?
Niente che la notte acquieti o susciti l'alba,
niente di serio o di vano.
Con gli occhi intorpiditi dalla febbre vana dell'attesa
guardo con spavento
Il nuovo giorno portarmi lo stesso giorno della
fine del mondo e del dolore-
un giorno uguale agli altri, della eterna famiglia
d'esser tutti così.
Né ha valore il simbolo, il senso
del mattino che viene,
lentamente spuntando dalla stessa essenza della notte
passata per chi,
ha tante volte atteso invano
e più nulla attende
Non sono nulla, non posso nulla, non perseguo nulla.
Illuso, porto il mio essere con me.
Non so di comprendere, né so
se devo essere, niente essendo, ciò che sarò.
A parte ciò, che è niente, un vacuo vento
del sud, sotto il vasto e azzurro cielo
mi desta, rabbrividendo nel verde.
Aver ragione, vincere, possedere l'amore
marcisce sul morto tronco dell'illusione.
Sognare è niente e non sapere è vano.
Dormi nell'ombra, incerto cuore.
Contemplo il lago silenzioso
che la brezza fa rabbrividire.
Non so se penso a tutto
o se tutto mi dimentica.
Nulla il lago mi dice,
né la brezza cullandolo.
Non so se sono felice
né se desidero esserlo.
Tremuli solchi sorridono
sull'acqua addormentata.
Perché ho fatto dei sogni
la mia unica vita?
No: non dire nulla.
Supporre ciò che dirà
la tua bocca silenziosa
è come udirlo già.
Udirlo è meglio
di come lo diresti.
Ciò che è non affiora
dalle frasi e dai giorni.
Sei migliore di quello che sei.
Non dir nulla: so.
Grazia del corpo ignudo
che invisibile si vede.