Il paradosso della maschera | |
Studente Carate 3° | Gennaio, 2004 |
Pensando alla parola maschera la prima cosa che mi viene in mente è quella sagoma di cartapesta o di plastica che riproduce facce umane, di mostri o di animali con la quale ci si copre il viso in occasione di feste particolari come Carnevale o Halloween. In senso figurativo però la parola maschera è sinonimo di finzione, simulazione. Mettersi una maschera indica il voler essere qualcun altro, il voler nascondere il proprio io ponendosi in panni altrui.
Penso che ognuno di noi nel corso della propria vota sociale ed affettiva senta il bisogno di essere diverso da come in realtà è. Talvolta capita di dover aderire sempre di più a ruoli che non ci rispecchiano. E’ luogo comune, ad esempio, che gli uomini non debbano piangere. Anche i maschi più sensibili, quindi, in certe situazioni per aderire a questa regola, indossano la maschera del “duro”, del “macho”.
Un altro esempio, forse più attuale, può essere quello di un imprenditore, un datore di lavoro estremamente sensibile, aperto al prossimo e al dialogo con i suoi dipendenti. Come reagirà a richieste di aumenti salariali cui non può far fronte? Tenterà di risolvere la situazione cercando varie mediazioni (che nella maggior parte dei casi non servono a nulla!) o tirerà fuori la maschera dell’uomo autoritario che non cede nelle sue posizioni, mentre il suo Io in realtà soffre per la situazione difficile.
Quello che voglio dire, soprattutto con l’ultimo esempio, è che la maschera al giorno d’oggi non è solo uno strumento che possiamo usare a nostro piacimento, ma anche una necessità sociale.
Nella nostra società dove, buonismo a parte, il “pesce grosso” mangia quello piccolo, dobbiamo diventare “pesci grossi”, anche se non ne abbiamo il carattere. L’uomo spesso si maschera per coprire i propri dolori, le proprie angosce.
Capita che chi ha sofferto troppo, magari a causa di un sentimento, di una fiducia mal riposta, nasconda la sua vera identità dietro un muro di indifferenza. E’ per questo che a volte le persone più sensibili possono apparirci tanto dure ed ostili. E’ triste pensare che queste persone possano restare mascherate per tutta la vita se non riescono a riacquistare la fiducia negli altri. La maschera, che a volte può salvarli da situazioni imbarazzanti, non deve diventare la loro identità!
Chi è sereno e speranzoso non deve temere di mostrarsi per quello che è; con ottimismo deve affrontare la vita, forte della propria personalità, senza nascondersi dietro a una falsa. E’ bello mostrarci e farci conoscere dagli altri per quello che siamo realmente, senza paura di essere giudicati, perché solo riconoscendo i nostri limiti e confrontandoci con gli altri potremo migliorarci.