Minigruppo Livia e Enzo

     

Primo minigruppo

Studenti: Claudio, Elisa, Marco, Matteo, Michele.

L’impatto degli studenti entrando in carcere per la prima volta è stato molto forte, la presenza delle guardie e degli enormi cancelli che si debbono passare per arrivare al luogo dell’incontro è impressionante; a quel punto colpiscono i quadri dai colori vivaci appesi alle pareti e dipinti da alcuni detenuti del primo raggio.

Molte sono state le domande riguardanti la vita in carcere: quale è stato l’impatto alla carcerazione, se nascono amicizie su cui potere contare, dove sono le celle, cosa manca maggiormente della vita fuori.. come per scoprire le affinità e le differenze con la propria esistenza di persona libera.

In relazione allo scritto di Enzo, “Papà, cosa fai in carcere?”, è stato interesse comune approfondire la conoscenza sul rapporto dei figli con i detenuti e dei detenuti con le proprie mogli.

Enzo ha sottolineato le difficoltà di svolgere la funzione di padre da dentro il carcere. Ha raccontato dei sacrifici e della fatica che padri e figli debbono fare per costruire un rapporto di fiducia, della rabbia dei propri figli per la sua assenza, dell’importanza di saperla accettare da parte sua, e di dare loro un’immagine di padre che si impegna.


Secondo minigruppo: Sogni e comunicazioni interrotte

Studenti: Luca e Mattia.

Enzo
Cosa vi è rimasto più impresso degli scritti appena letti?

Luca
Mi ha colpito lo scritto dell’ex detenuto Ernesto Bernardi, “I miei sogni”. Comunica il desiderio di tornare alla libertà, di riprendere i sogni che aveva prima di entrare in carcere.

Enzo
Prima un vostro compagno ha sottolineato l’importanza di identificare un obiettivo da raggiungere. Questo discorso mi sembra particolarmente interessante. In carcere ci si sente spesso abbandonati, è fondamentale avere un obiettivo, sapere che c’è la tua famiglia che ti aspetta, altrimenti quando esci combini più guai di prima di entrare.

Livia
Il tempo in carcere è azzerato; il detenuto generalmente non investe sul tempo presente, passa le giornate con la mente impegnata a pensare al momento in cui terminerà la sua carcerazione e le problematiche che lo hanno condotto in carcere rimangono senza soluzione.

Enzo
Le giornate in carcere sono tutte uguali, sono ripetitive, hanno sempre lo stesso ritmo, lento, mattina, pomeriggio e sera. Alcuni detenuti sono fortunati a potere partecipare ad attività di diverso genere, lavorare o essere inseriti in qualche gruppo. E’ importante tessere le tele del sogno in carcere per riuscire a dargli una forma fuori.

Livia
Per dare consistenza ai propri sogni bisogna accudirli, riprenderne le fila da dove la comunicazione, da qualche parte, è stata interrotta. E a proposito di sogni e di comunicazioni interrotte e poi riprese, cosa pensate dello scritto di Umberto “L’orologio a pendolo”? Cosa vi colpisce e come interpretate l’ultima frase?

Luca
Secondo me, il fatto che l’orologio sia rotto ma segni comunque l’ora esatta due volte al giorno, indica che il rapporto fra padre e figlio è incrinato ma rimane comunque l’amore reciproco.

Mattia
Il padre sembra severo ma c’è un legame nonostante le incomprensioni. L’orologio è il simbolo del contatto e dell’importanza della figura paterna per il figlio.