Dopo il workshop

Varione travolgente

  17-04-2005
 

Ciao ragazzi.

Desideravo farvi sapere che questa settimana ho tentato, come suggerito dalla staff, di trasmettere qualcosa di ciò che ho vissuto e provato durante il workshop a tutto il mio clan, cosa che ha dato senz'altro dei risultati che definirei assai positivi, dato che www.trasgressione.net è stato letteralmente aggredito da tutti i miei compagni di avventura, e molti di questi, se non tutti, si sono dichiarati violentemente invidiosi della mia esperienza.

Diciamo che almeno un paio di loro hanno proposto una qualche attività di clan per approfondire il tema (che comunque, come ho già avuto modo di dirvi, si inserisce alla perfezione nel nostro capitolo, vale a dire la morale...). Vorrei sapere come è andata a voialtri su questo punto...

Ho riflettuto sul discorso della morbosità, che in particolare è emerso nel gruppetto di cui facevo parte (quello del cartellone...), ma credo valga la pena estendere il discorso.

Personalmente, ero rimasto un po’ deluso dal fatto che, in fin dei conti, la realtà che abbiamo incontrato all'interno del carcere era una sorta di facciata, o meglio la parte, per così dire migliore, sia per quanto riguarda la struttura (il III raggio è una sorta di isola felice, a quanto ho capito...), sia per quanto riguarda i detenuti stessi (una piccola elite di persone di un certo tipo, ma non certo un campione rappresentativo del detenuto medio).

Ora, il discorso è che appunto io avrei preferito vedere anche il resto del mondo, avrei voluto vedere con i miei occhi tutto ciò che di più nascosto si celava alla nostra vista. Questa è effettivamente morbosità. Tra l'altro, come diceva giustamente Eleonora, è inutile vedere con i propri occhi un omicida, perchè molto probabilmente si tratta in parte di una sorta di riflesso di te stesso. Insomma, la mia supposizione, che potremmo definire pregiudizio, che si basava sul fatto di entrare in carcere per "scendere all'inferno per poi poterne raccontare" (W. Blake, vabbè...), si è dimostrata in realtà una boiata colossale, dato che in effetti non abbiamo incontrato né demoni né abissi, ma solo persone, per altro niente affatto diverse dal sottoscritto (concetto semplificato, ma credo che su questo tutti noi abbiamo già speso abbastanza parole).

Forse Eleonora ha ragione, forse l'immaginare la parte peggiore del carcere è già abbastanza. Solo una cosa mi lascia perplesso. Parlando di queste cose in clan, un mio amico (che però in carcere non ci è mai stato...) mi ha accusato di cadere nel buonismo, nel classificare i detenuti quasi totalmente sotto lo stereotipo di vittime. Forse per i primi due giorni è stato davvero così. Come ho già detto, prendere la bicicletta e andare a fare un giro ha un gusto diverso, ora.

In ogni caso, credo che tutti noi ci siamo implicitamente costruiti un’immagine di stima molto forte nei confronti dei detenuti che abbiamo incontrato. Persone come noi, forse anche più riflessive e profonde, che stanno vivendo nel modo migliore un qualcosa il cui solo pensiero ci getta nello sconforto, eccetera. Ed è giusto così.

Ma rimane il piccolo dubbio di aver elaborato un giudizio solo parziale sulla realtà carceraria. Volente o nolente, mi manca un pezzo. Non solo per non cadere nel buonismo. Ma per vedere il tutto da diverse prospettive. Questo è ciò che ho in testa. Vorrei che qualcuno mi illuminasse a questo proposito, oppure che semplicemente mi racconti cosa ne pensa.

Ciao