Altri messaggi dagli scout15 Marzo 2004 |
Giulia
Dopo avere sentito diverse testimonianze riguardo alla vita che si svolge in carcere, anche dai differenti punti di vista, ciò che risalta maggiormente è la situazione di distacco dalla società in cui si trovano i detenuti.
Mancanza dell’essenziale, difficoltà ad avere rapporti con i familiari e a ricominciare, dopo avere scontato la propria pena, anche solo a lavorare normalmente, perché ormai si è come “marchiati”.
Credo che sia importante che, anche chi sta pagando per un errore commesso, possa mantenere integra la sua dignità.
Ariberto
Ringrazio i detenuti incontrati ieri, che mi hanno fatto vedere come loro siano uguali a noi.
Una cosa che mi ha colpito molto è stato il non riuscire a distinguere un detenuto da un esterno.
Li ringrazio molto anche per avermi reso più consapevole del dono-valore della libertà.
Se non vi avessi incontrato, probabilmente non mi sarei mai interrogato sul senso della libertà.
Le tre ore passate con voi mi lasciano anche un po’ di rabbia, perché non è giusto che un detenuto sconti la sua pena in modo inutile e umiliante. Penso dobbiate essere messi nelle condizioni di potervi riscattare nei confronti della società.
Sonia
Mi piacerebbe poter restituire alle persone detenute l’esistenza e la visibilità.
E’ triste che una società escluda la parte più debole di se stessa dicendo “occhio non vede cuore non duole”.
Mi viene in mente il nostro saluto: i tre punti della promessa e la frase “il più grande aiuta il più piccolo”.
Ho imparato, nel corso della mia vita, che nessuno nasce cattivo o con la volontà o predisposizione a commettere reati o delitti. Penso che il trascorso della persona faccia la persona stessa, le altre persone che ha incontrato, l’affetto dei genitori e degli amici. E non tutti hanno la fortuna di ricevere tanto.
C’è chi è più forte e riesce a stare in piedi e chi è più debole e cade.
Mi piace pensare che, se cadessi, qualcuno sarebbe pronto a tendermi la mano per rialzarmi e che non passasse oltre facendo finta di non vedermi.
Forse basterebbe dare il giusto valore all’uomo, alla sua vita e alla sua dignità.
Un messaggio per Marcello
Mi sono chiesta se continuerai a dipingere con gli acquarelli e a scoprire la sana libertà che questa tua espressione ti fa conoscere. Mi auguro di sì: è bello trovare qualcosa di proprio che ti faccia sentire così bene.
Buona strada a tutti voi e non perdete la fiducia nel mondo che vi aspetta.
Elena
Cari amici,
innanzi tutto volevo ringraziarvi per la vostra generosità e spontaneità nel regalarci forti emozioni con le vostre parole, racconti ed esperienze.
Sicuramente la visione di un film o la lettura di un libro su tale argomento non avrebbero lasciato lo stesso segno, la stessa impronta.
Certo se ci fosse stato più tempo per il dibattito sarebbero uscite altre domande, ma siete stati in grado di darci un assaggio di tutti gli aspetti della vostra situazione e sarà compito della nostra curiosità approfondire (anche con tutte le pubblicità che avete ricordato…oltre che al sito e al gioco!).
Parlare di libertà con voi mi sembrava così strano, ma la libertà con cui avete esposto i vostri pensieri e riflessioni mi ha stupito ancora di più.
Una cosa che ho notato in voi è l’affiatamento che avete creato non solo fra di voi, ma anche tra i simpatici studenti e il dott. Juri, un po’ stravagante, ma pieno di grinta e allegria….
Nonostante tutto quindi vi ho vissuto felici e sereni…
Vi auguro di avere sempre forza e coraggio nel continuare questo percorso.
Ciao ciao
Lara
…grazie moltissime!
Sono qui ora a riflettere su quest’esperienza che ho vissuto e mi sento carica ed entusiasta.
Non sapevo cosa mi avrebbe aspettato in questi due giorni, ma ora che sono quasi al termine sono consapevole di portarmi a casa un bagaglio nuovo di conoscenze ed emozioni.
Andrò a casa però non con più certezze, ma con mille interrogativi in più che penso mi aiuteranno a crescere e a fare nuove riflessioni.
Quello che voglio restituirvi personalmente è maggiore comprensione nei vostri confronti; voglio anche cercare, parlandone a più gente possibile, di sconfiggere i pregiudizi sui detenuti e sul vostro mondo.
Dall’esterno c’è un’immagine ed un’idea strana, confusa e un po’ contorta sui detenuti; invece vedendovi, parlandovi e iniziando a conoscervi un goccio, vi ho visto con gli occhi che potevano essere quelli di una figlia, di una sorella e di un’amica!
Vi porterò nel mio cuore!
Grazie.
Marco
Vorrei lasciarvi un aquilone da fare volare oltre muri e confini, per restare in aria anche quando non sembra possibile. Per ricordarsi d’essere uomini in ogni istante, anche se le circostanze non potrebbero che dire l’opposto.
Su quest’aquilone scriverei i versi di una canzone di Bob Marley:
“None but ourself can free our mind”;
“Nessuno può liberare la nostra mente se non noi stessi”:
Potrebbero sembrarvi dei versi stupidi e senza senso, visto che non potete neanche fare la doccia quando volete o guardare il cielo notturno e rimanere sbigottiti davanti al suo splendore.
Uno dei principali problemi della vita in carcere, penso di avere capito, è l’annullamento della persona, che viene semplicemente rinchiusa e lasciata lì.
Una via d’uscita forse irrealizzabile è cercare le forze dentro se stessi, ricordarsi ogni giorno di non essere sostanzialmente diversi dalle altre persone: io ieri non ero assolutamente in grado di riconoscere tra detenuti e volontari.
Per concludere, due versi tratti da “La città vecchia” di Fabrizio De Andrè:
“Se tu pensarai e giudicherai da buon borghese,
li condannerai a 5000 anni più le spese.
Ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
Se non sono gigli son pur sempre figli,
vittime di questo mondo”.
Tina
Voglio restituire ai detenuti un sorriso che possa testimoniare tutta la mia voglia di sapere di più su questa realtà che fino a poche ore fa non conoscevo.
Luca
Mi sento di ridare almeno un po’ di felicità che è la cosa più bella che mi porto a casa da questo incontro e anche un po’ di confusione che mi si è venuta a creare in mente.
Silvia
Credo che con questa esperienza sono riuscita, almeno in parte, a cambiare quel lato di me che non era disponibile ad accogliere gli sbagli degli altri senza chiudere il rapporto con questi.
Ho capito che è giusto dare un’altra possibilità.
Tommaso
Ridò la mia voce per comunicare la mia esperienza e cercare di sensibilizzare la gente.
Clara
Tre parole: apertura, testimonianza, servizio.