La favola dell'artista |
C'era una volta
un Artista.
Il suo nome non ci è giunto, ma sembra fosse ritenuto molto importante tra tutti coloro che lo conoscevano.
L'Artista era capace di colorare come nessuno al mondo; non usava pennelli o tempere e non dipingeva in cappelle o chiese. Usava comuni pennarelli e ogni suo tratto era una parola gridata talmente forte da giungere fino alle stelle più lontane. Egli sceglieva colori brillanti per i suoi disegni, prediligeva il verde con tutte le sue tonalità. Chi possedeva un suo quadro lo esponeva nelle stanze più buie della propria casa, in modo che rischiarasse come un sole il proprio piccolo universo domestico.
L'Artista però era perseguitato da un Tiranno, che alcuni chiamavano "Tragico Destino" altri semplicemente "Disgrazia". Quest'uomo, privo di cuore e di colore, costrinse l'Artista ad assumere un aspetto triste e sgraziato, tanto da doversi celare al mondo.
Non contento il Tiranno, che era invidioso della tenacia e della caparbietà con cui il nostro Artista colorava, gli fece un sortilegio: così ogni qualvolta il nostro amico comandava al suo corpo una certa cosa, il suo corpo non rispondeva e solo con immensa fatica egli riusciva a farsi obbedire.
Accanto al nostro eroe c'era però una compagna di nome "Speranza", che lo solleticava con la fantasia e tanto insisteva, che l'Artista non sapeva resistere ed era costretto, nonostante l'immenso sforzo, a colorare con toni brillanti i diversi disegni che riusciva a recuperare, trasformando un semplice tulipano rosa in un bocciolo di rubino vermiglio.
Ogni giorno l'Artista litigava con il proprio corpo, esortandolo a fare ciò che tutti i corpi fanno, ma il sortilegio del Tiranno era davvero potente. L'unica rivalsa che riusciva a prendersi erano i suoi disegni: niente e nessuno poteva impedirgli di esprimere il mondo gioioso e vivo che aveva dentro di sé.
Speranza continuava ad affiancare l'Artista, a volte sotto le sembianze dei genitori, a volte come un amico, e ogni giorno gli forniva un disegno o un'idea nuova, che ben presto si trasformava in un prato verde o in un cielo azzurro.
Un giorno il nostro amico decise che doveva assolutamente sconfiggere il Tiranno e liberarsi dell'incantesimo; ma ben presto si rese conto di quanto ardua fosse l'impresa. Nonostante i suoi sforzi, il suo corpo rimaneva immobile e a volte bastava una piccola distrazione per perdere quel poco che aveva recuperato con mesi di allenamento.
L'Artista stava a poco a poco perdendo anche la capacità di sentire la sua compagna Speranza, che pur non avendolo mai abbandonato, pareva non riuscisse più a farsi sentire, poiché l'Artista pareva davvero scoraggiato. I suoi disegni rimanevano a metà, non finiva di colorarli, come se trovasse inutile esprimere ciò che provava.
Speranza vedeva l'uomo come rinchiuso in una gabbia di vetro: non poteva abbracciarlo, non poteva coccolarlo e non riusciva a dirgli che senza i suoi disegni il mondo avrebbe perso colore, i suoi genitori si sarebbero sentiti soli, i suoi amici sarebbero diventati tristi.
C'erano giorni in cui l'Artista sembrava riprendersi e tornava a riempire minuziosamente i disegni, colorando ogni spazio bianco del foglio, in modo che ogni lembo di cielo avesse il suo azzurro, ogni filo d'erba fosse del giusto verde e ogni petalo di fiore splendesse. L'uomo ricominciava a combattere, ordinando al suo corpo di muoversi e questo, forse stanco di disobbedirgli, lo ascoltava.
Poi venivano i giorni di pioggia dentro il cuore dell'Artista, che spesso vedeva i suoi amici crescere e allontanarsi per nuove avventure. Egli continuava a ripetersi che ce l'avrebbe fatta, che sarebbe riuscito a liberarsi del Tiranno e sarebbe partito pure lui, magari in ritardo, per vedere tutti i posti che aveva immaginato e colorato.
Il tempo passava frenetico e ingoiava gli anni come un bimbo ingordo.
L'Artista si ritrovò adulto con nuovi amici e nuovi paesaggi da colorare, e si accorse che, seppure non aveva sconfitto il Tiranno, lui era riuscito comunque a vedere i paesi e i prati che aveva creato. Li aveva visti dipinti negli occhi di sua madre, la quale con un sorriso lo ringraziava per la sua forza, li aveva scorsi nel bacio del padre, che viveva per ogni suo miglioramento. Li aveva ritrovati negli amici, i quali, nonostante la loro immatura sapienza, a volte gli scombinavano un po' i disegni con le loro stravaganze, ma pur sempre gli portavano nuove idee da colorare.
E lui le colorava