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La Voce del silenzio

 

Ivano Longo


C'è una voce dentro di me che mi ha seguito fin dalla prima età. Questa mi suggeriva ciò che era giusto e ciò che era sbagliato; ho iniziato a cacciarla via quando le cose che mi chiedeva erano scomode da farsi, nel senso che comportavano un lavoro più approfondito con me stesso, e con gli altri.

Questo riguardava però anche le cose più semplici, comprese quelle materiali. Ogni azione che facevo era condizionata da una scelta, fare o non fare, ascoltare o non ascoltare. Ad un certo punto era diventata una cosa insopportabile, pesante da seguire fino in fondo, così ho cercato di ignorarla. Qualche volta ci riuscivo, ma poi puntualmente questa voce si faceva sentire: "Questo non è giusto! Non si deve fare! e se lo facessero a te?"

Alla fine non ce la facevo più, così ho deciso di sfidare questa voce, aspettavo che parlasse, facevo azioni sconsiderate di proposito, e mi accorgevo che la voce, sapeva sempre in anticipo quello che avevo intenzione di fare, fin dal mio primo pensiero. Così ho cercato il modo di eliminare completamente questo "grillo parlante"; mi dicevo che quello che facevo non era poi così sbagliato, che le rapine non erano ai danni di persone comuni, ma a delle istituzioni, quindi non toccavano i risparmi d'onesti lavoratori.

E così la vocina, per qualche attimo, si quietava. Con il denaro che rubavo ho iniziato a comprare tutte quelle cose mi sembravano necessarie, e a quel punto mi sono accorto che alimentando i miei bisogni, quella voce rimaneva in disparte; poi ho iniziato con altro genere di voglie, e la cosa divenne un po' più complicata, perché non funzionava sempre.

A volte la voce mi chiedeva se era veramente indispensabile quell'acquisto, e mi ricordava che quello che avevo usato era denaro rubato. Io prontamente rispondevo che sì, erano soldi rubati, ma che per ottenerli avevo rischiato la galera, e che quindi il mio acquisto era diventato più che lecito.

Poi con l'andare avanti delle situazioni, è subentrato il bisogno di sentire emozioni forti, la paura durante le rapine, il timore che alcune delle persone coinvolte avrebbero potuto reagire all'improvviso, oppure l'incontro occasionale con qualche poliziotto, e siccome ero armato, c'era il rischio che usassi queste armi (intendiamoci, dapprincipio portavo con me le armi per farmi consegnare il denaro, poi le portavo solo per potermi difendere in caso n'avessi avuto bisogno; ma questa è un'altra storia che non mi va di raccontare adesso).

Pensiamo di essere tanto uomini, coraggiosi e forti, e poi abbiamo paura di quello che sentiamo dentro, solo perché ci fa male, o perché mette in luce la parte peggiore o migliore di noi, ma questa parte esiste, e solo se la conosciamo fino in fondo possiamo accettarla, e magari cambiare il comportamento che ne deriva.

Tutti abbiamo compiuto azioni che non ci piacciono, ma l'esperienza ci può aiutare anche in questi casi: soltanto attraverso il dolore sono riuscito a conoscermi e a crescere. Veramente non c'è alcun rifugio dove nasconderci da noi stessi.

Quello che io volevo era essere sereno e stare in pace con me stesso, ma per riuscirci, ho dovuto imparare a tollerare i giudizi delle altre persone, giudizi che ancora oggi sento con difficoltà, ma che ora sono solo dei "bisbigli", mentre prima erano delle urla, urla silenziose, che mi entravano e mi facevano male, e il dolore era fine a se stesso, e allora vai con le "maschere".

Poi in un ambiente come questo dove non ti è permesso, o non ti permetti di essere veramente te stesso, e allora ti senti ancora più schiacciato; qui dentro ci sono stati momenti che avevo paura persino di tirare fuori la mia parte di "bambino": questa è una parte bellissima dell'uomo, perché spontanea, buona, generosa, anche dispettosa a volte, ma è sempre stata una parte divertente; è bello essere veri fino in fondo, anche se questo comporta ulteriori "dolori".

Io personalmente sto passando dei momenti veramente belli, mi sento libero anche se sono chiuso qui dentro, sono sereno anche se ho mille problemi. In conclusione, io voglio solo farmi conoscere e conoscere altre persone come me, VOI.