Manca lo yougurt |
Pippo Natoli | 14-05-2002 | da Convegno Luci e ombre |
Giorno 13 per me è stato uno dei giorni più importanti e gratificanti della mia storia carceraria.
Era da tanto tempo che sognavo un convegno in carcere dove poter dialogare con il mondo che sta al di là del muro nella massima serenità e senza ipocrisia.
Spogliarci dalle false morali, da tutte le paure e diventare noi stessi, nudi.
Dialogare sul perchè delle volte si sceglie una strada e non un'altra. Improntare un dialogo sulla reciproca fiducia; a proposito della fiducia, questa è la chiave del futuro.
Credo futuri amici che, anzi ne sono sicuro, che anche per voi è stato un pomeriggio da ricordare e mettere nella bacheca della nostra memoria.
Chissà da quanto tempo lo desideravate anche voi!
Sicuramente qualche pregiudizio e qualche dubbio che più ci premeva ce lo siamo svelato. Parlo della reciproca ostinazione nel non volerci confrontare, i sospetti che non ci facevano incontrare.
Dico anche che era ora che si sfatasse quel pregiudizio, quel luogo comune che dentro il carcere ci fossero chissà quali animali, quali mostri orrendi, che dovevano essere eliminati o rinchiusi in luoghi impenetrabili per la società civile, sembrava ad ogni costo che ci doveva essere una assoluta preclusione al dialogo.
Come se noi reclusi non fossimo una parte integrante della stessa società.
Oserei dire che noi siamo quei figli che sono nati e cresciuti con delle malformazioni, perciò partoriti dalla stessa società da cui sono usciti altri figli con meno menomazioni. Questo per dire che nessuno è perfetto.
Certo che gli organi di informazione non ci hanno aiutato in questo avvicinamento, anzi, non hanno fatto altro che accentuare ancora di più il distacco con campagne a mio giudizio disinformative e distorte, come se all'origine ci fosse un disegno prestabilito.
Voglio dire che non è che non sono d'accordo che ci sia stato un vero allarmismo sulla sicurezza dei cittadini, voglio dire che si è esagerato parecchio.
In carcere , dovete sapere, che ci sono anche tanti poveracci, c'è tanta disperazione, ma sopratutto c'è tanta ignoranza culturale, sociale e tante scuole di pensiero e di vita diverse, perché si proviene da diversi contesti di vita, di strada e di pensiero.
Questo purtroppo ci rende diversi e perciò, delle volte ci si accusa a vicenda, scrollandoci di dosso ogni responsabilità e accusando l'altro.
Perciò credo che dopo la fase preliminare che secondo me era la più delicata, I prossimi incontri sicuramente saranno più sciolti e fruttuosi, più veri, io sinceramente non vedo l'ora.
Devo premettere che il mio livello culturale è quello che è, cioè molto basso, perciò faccio una fatica cane nell'esporre un pensiero, delle volte è come fare dei terni al lotto. Perciò vi prego di essere pazienti con un povero ignorante.
Il comprendere il perché delle volte si fa una scelta e non un'altra è molto importante ai fini di un dialogo aperto e leale, e nello stesso tempo costruttivo.
Come spiegare al lattaio all'edicolante all'operaio al cittadino comune ai giovani che noi siamo come loro con qualche difetto magari in più?
Si dice che noi detenuti, in carcere, dobbiamo cercare la rieducazione e di riappropriarci dei valori. Guardate amici che una grossa fetta di noi detenuti, i veri valori e l'educazione non li ha mai conosciuti. Perciò li deve ancora acquisire.
Non c'è stata l'opportunità di poterli imparare, perché nei luoghi dove si cresceva mancavano le condizioni, sia strutturali sia economiche sia il tempo, ma soprattutto le risorse umane.
Spiegare che non siamo da emarginare, che siamo uguali agli altri, che ognuno di noi ha una storia a sé e che l'azione o il gesto non è altro che l'atto finale di una storia iniziata chissà quanto tempo prima
Tanti contesti diversi ma con un unico fine, distruggere inconsapevolmente noi stessi e gli altri. Non potevamo essere abbandonati a noi stessi, perché è negli interessi di tutta la società cercare di comunicare per poter dare una spiegazione al fenomeno criminale in crescita, trovare i perché di quella spirale di violenza che provoca tanto danno e dolore.
Adesso è importante instaurare un vero rapporto, basato sulla sincerità, la fiducia e la lealtà.
Mi chiedo, perchè abbiamo aspettato tanto.
Ciao Francesca
La tua tesina è, come dicevo giorno 13, a mio giudizio il primo tassello di un mosaico che serve per una buona crescita dei propri figli.
Cercare di dare il giusto per farli crescere nella consapevolezza che un domani questo giusto gli serva da termometro di regolazione.
A tutti i genitori fa male il cuore veder piangere i propri figli ,ma se noi genitori gliele passiamo tutte, andrà a finire come ha raccontato il Professore Funari a riguardo che quando il bimbo apre il frigo e non trova il suo yogurt, dice che il frigo è vuoto, perciò essendo per il bimbo un diritto acquisito pensa che i genitori siano cattivi e che non gli vogliono bene.
Se invece il bambino cresce nella consapevolezza che ci sono momenti che lo yogurt non sempre c'è la possibilità di averlo, allora quella volta che non lo troverà sicuramente dirà alla mamma, mamma perché mi manca lo yogurt? La mamma paziente gli darà la sua spiegazione, e il bimbo consapevole della spiegazione non dirà: "la mamma è cattiva", ma si farà una ragione che nel tempo a mio giudizio potrà essere una bella virtù il sapersi accontentare.
E noi grandi sappiamo bene quanto le abitudini, siano nel tempo dei vizi, che facciamo una gran fatica a rinunciare ad essi.
Saper educare I propri figli è come fare un tredici al totocalcio.
Sai Francesca, fra poco sarà ora che il tuo bimbo scenda dalla culla, tu sarai ancora il suo punto di riferimento, dovrai imparargli a camminare, dovrai continuare il cammino per la sua crescita e tu sarai sempre più il suo punto di cardinale.
Alla prossima tua risposta, che ne sono sicuro ci sarà, sarò felicissimo di continuare il nostro rapporto epistolare.
Ti ringrazio per avermi dato la possibilità di leggere la tua tesina e la tua lettera e di avermi dato modo di darti una mia riflessione.