Radici lontane |
Aldo Rotolo | 21-12-2003 |
Mi sono molto chiesto in questi mesi da dove sia partito il malessere della mia anima.
Probabilmente ha radici lontanissime e il mondo dei miei affetti ne ha potuto cogliere solamente gli echi, le conseguenze in parte sgradevoli e dolorose.
Ho utilizzato la mia vita per dimenticare, cancellare la scintilla con la quale questo processo è partito dentro di me; ho vissuto mentendo a tutti, ma soprattutto a me stesso, in uno spreco di talenti finalizzato a costruire castelli di nebbia. Una nebbia che avvolgeva la realtà occultandola anche ai miei occhi.
Menzogna, inutile menzogna! Mi convincevo che la bugia altro non fosse che una verità mancata! Ma perché mentivo? Per manifestare disagio o insoddisfazione? O era un alzare il tiro sempre di più per inviare al mondo un inascoltato S.O.S.?
Vivevo nell’affanno di dimostrare quanto valessi, quanto fossi “bravo”, ma lo facevo solo per cancellare il mio passato. Ora mi chiedo, sono mai stato un bambino bravo? Un adolescente sincero ed onesto?
La risposta che mi do è no! Ma mi arrovello chiedendomi perché. Perché in ogni momento della mia esistenza, dall’infanzia in poi, scattava in me un processo di autodistruzione per ciò che ero e per ciò che mi ero costruito? Cos’è la metastasi che mi ha divorato, il denaro?
Scorrono nella mia mente i flash dei comportamenti disturbati della mia adolescenza dove il denaro era l’incontrastato protagonista, vero e proprio totem a cui sacrificare ogni valore, la mia esistenza stessa. Quel passato esiste ed è riemerso e scavo dentro di me con violenza, con brutalità per farci i conti.
Ora capisco che un mio recupero stabile passa anche dal ritrovare la memoria per capire cosa sia successo, per ricordare i percorsi, le cose fatte, quelle pensate e le fughe dalla realtà.
Il bambino crescerà, vuole riuscirci, deve farlo. È vitale mettersi a nudo e ripartire da questa nudità per costruire un Aldo diverso, migliore spero, ma in ogni modo consapevole.