Ivano Longo | | 13/02/2003 |
Il mistero di una maschera è qualcosa di magico.
Durante il carnevale di Venezia sono rimasto colpito dalle maschere che ho visto, sapevo che dietro ad ognuna di quelle c'era un uomo, una donna, un bambino; non sapevo però che tipo di persone erano, proprio perché non "sentivo" nulla, perché quella maschera, quella di carnevale, nasconde meglio la personalità.
Molte persone invece usano nascondersi dietro a delle maschere per non sentirsi quello che sono, perché in quel momento magari non si piacciono. Così facendo si liberano per qualche momento di quella parte di loro considerata "brutta".
Un uomo si finge spericolato alla guida della sua auto solo per trasgredire e sentirsi parte di un gruppo, mettendo a rischio la sua vita e quella degli altri, ed anche se lui è molto bravo a guidare, usa una parte di sé, quella del "pilota spericolato" per ottenere qualcosa che in questo caso può essere il sentirsi parte di un gruppo.
Questo è un modo di indossare la maschera in modo negativo, cioè tenendo di proposito un comportamento pericoloso.
Ma cosa succede quando ci accorgiamo che una persona indossa una maschera?
Quale giudizio ci viene alla mente?
Perché alcune maschere sono meno "accettate" di altre?
Perché c'è questo bisogno di mascherarsi?
Siamo arrivati al punto di affermare che tutti portiamo una o più maschere, e le portiamo sempre con noi, anche quando siamo da soli. Perché?
Il termine maschera a questo punto deve avere per ovvie ragioni un significato più preciso, perché quando diciamo "maschera" intendiamo: prima di tutto una cosa negativa.
C'è però anche un altro lato della medaglia e cioè quello che la maschera può essere anche positiva, o meglio la maschera diventa una "mediazione" tra un comportamento ed un altro.
Da qui si inizia a parlare di essere ed apparire.
Penso che comunque chi usa una maschera lo fa principalmente perché dà voce a qualche bisogno interiore, a qualche paura, a qualcosa di più profondo, qualcosa che neanche lui sa di preciso, fino a quando un altro uomo confrontandosi con lui, lo "usa" come specchio.
Parlando di specchi, immaginiamoci di fronte ad uno specchio.
Lui riflette fedelmente la mia immagine, riflette la persona che sono, indossa gli stessi abiti che indosso io, è seduto come lo sono io, il volto che vedo è il mio, anche le mani sono le mie.
Ad un certo punto mi chiedo: l'immagine sta pensando quello che penso io?
D'improvviso l'immagine si gira e vede dietro di sé un altro mondo, un mondo diverso da quello che ho io alle mie spalle.
Mi sono chiesto a questo punto, quale delle due immagini è quella vera, quella reale, e se le due immagini indossano entrambi una maschera o la indosso solo io?
È difficile essere se stessi sempre, perché alla fine devo combattere con quello che c'è intorno a me, con quello che penso e con quello che sono anche inconsciamente, perché siamo arrivati al punto di pensare che l'inconscio ha una parte rilevante in quasi tutti i comportamenti, dico in quasi tutti, perché in certi sono cosciente.
Nell'ultimo gruppo fatto al penale si è parlato di scelte e di microscelte, penso che la maschera qualunque essa sia contribuisce a queste scelte, modificando di volta in volta quella che sarà il mio percorso di vita.