Maschera d'attesa |
Marcello Lombardi | 21-10-2003 |
Quando i miei genitori litigavano (e cioè spesso), avevo molta paura perché sapevo che poi ne avrei subito le conseguenze. Così, quando venivo trattato con cattiveria (altro evento che si ripeteva con notevole frequenza), ero solito sognare ad occhi aperti di essere stato rapito dai miei crudeli genitori (che non potevano essere di sicuro quelli veri).
Immaginavo il giorno glorioso in cui il mio vero padre e la mia vera madre mi avrebbero finalmente ritrovato per portarmi a casa con loro. Non avevo dubbi in proposito: quei due non erano i miei genitori, non potevano esserlo! Come si può avere paura di mamma e papà? Com’è possibile temere la donna che ti ha portato in grembo e l’uomo che ti ha generato?
Vivere nel terrore di non piacere, chiedendomi in continuazione se mi ero comportato bene o male, mi ha portato a pensare che, non essendo bravo per i miei genitori, non lo sarei mai stato per nessuno.
Adesso ho paura del mondo e di tutto ciò che mi porta, ho paura di espormi in prima persona; così non posso fare altro che nascondermi, mimetizzarmi nel miglior modo possibile, starmene tranquillo, rimanere nell’ombra e fingere di essere qualcun altro. Fingere di essere un’altra persona non è sempre un atto consapevole; per me è stata la conseguenza della convinzione di non essere all’altezza per nessuno.
Quel vivere confuso, avendo la sensazione di essere insignificante, mi ha accompagnato per molto tempo, facendomi sentire autorizzato ad assumere il controllo della vita degli altri; riuscire a dominare gli altri mi faceva sentire un vincitore, mi faceva sentire (anche se per poco) forte e importante e capace di avere il controllo della mia vita.