Livia Nascimben | 18-05-2003 |
Arriva un tempo in cui le cose
perdono la loro forma
per assumerne una uguale alle altre
L’ho visto ieri
dove le persone attendono l’ultima compagna
sedute in un silenzio senza identità
Si spingeva sulla carrozzina lentamente
il suo tempo girava
come l’eco di un mondo lontano
Non sono certa che abbia capito chi fossi io
ho riconosciuto alcune sue espressioni
tracce di nostri scambi passati
Verso la fine sembrava che giocassimo
gli facevo i dispetti e lui rideva
lungo quel corridoio largo e buio
dove si affacciano stanze tutte uguali
di persone che un tempo erano diverse
ognuna con la propria storia
di cui ora non si vedono i segni
Me ne sono andata senza riuscire a dirgli ciao
gli ho detto che dovevo andare via
mi ha risposto che gli dispiaceva
che quella non fosse casa sua
Non so cosa volesse dire
l'ho salutato con la mano e sono corsa via
in fondo al corridoio ho guardato indietro
e l'ho visto fermo immobile dove lo avevamo lasciato
Fra qualche giorno mi sarò nuovamente dimenticata di lui
Ha 93 anni e chissà se lo rivedrò ancora
Se vuoi capire il concetto di entropia
vai in una casa di riposo, guardati attorno
lo stesso arredamento moltiplicato per 15 stanze
identiche le una alle altre, 30 letti uguali
e solo il nome diverso sulla carta di ricovero
Anche se è più piacevole parlarne al tavolo di un bar
insieme a persone con cui si ride e si cerca la vita
Ascolta i silenzi delle persone sedute
e i lamenti di quelle a letto,
rumori indistinti che un tempo erano voci diverse
Arriva un tempo in cui le persone
perdono la loro forma
per assumerne una uguale alle altre