"L'uomo categorizza la realtà per far quadrare le cose in maniera tale da liberarsi nel più breve tempo possibile di ciò che sente estraneo e sconosciuto.".
Lei dice:
"Il delinquente (ma non solo lui!) si inventa delle ragioni plausibili per far sembrare dotate di senso delle cose che altrimenti apparirebbero insensate. Se è arrabbiato col mondo intero e ha bisogno di comunicare la rabbia che lo soffoca, ma non ha le risorse per poterla esprimere in maniera costruttiva, ricorre agli atti delinquenziali, esercita potere sulle sue vittime, derubandole, minacciandole, ferendole in qualche modo, comunque abusandone. Poiché non ha le risorse sufficienti per rappresentarsi ciò che gli manca ricorre ad una condotta delinquenziale, ad esempio, rapinando un benzinaio di cui mette a repentaglio la vita e dice a se stesso di averlo fatto perché aveva bisogno di soldi per comprarsi la droga. Mette in atto comportamenti che, come nel sintomo e nel bambino che ruba un giocattolo alla sorellina, nascondono una domanda e rappresentano in modo contratto una sofferenza, un conflitto e un problema al quale non si è riusciti a trovare una soluzione sufficientemente articolata." |
Sarebbe fuori luogo chiederle QUAL È LA DOMANDA?
Può essere semplicemente "ti sei accorto che esisto?"? E questo c'entra col bambino che ruba perché ha bisogno di sentirsi presente nella mente della madre?
Non capisco, è una copertura sia dirsi che si ruba per i soldi anche se lo si fa per comprarsi la droga? E anche l'avere bisogno di drogarsi è di per sé una copertura?
"Per coprire quelle rappresentazioni che sarebbero destabilizzanti, l'individuo si inventa delle altre buone ragioni che spiegano gli obiettivi e le cause dei propri comportamenti. Il reato non è finalizzato al conseguimento di un oggetto per trarne piacere; ciò è più comprensibile se si pensa ai reati manifestamente insensati; ma questo dovrebbe far nascere il dubbio che il fine possa essere un altro anche per i reati che hanno come obiettivo immediato quello di ricavarne soldi. " |
Cioè? Chiedere?
Non capisco che senso abbia che si faccia finta di non vedere. E però poi mi chiedo perché un comune cittadino dovrebbe starsi tanto a interrogare quando neanche l'Istituzione, che rappresenta la legge con la sua nobile funzione di orientare, lo fa!?
Ma lei non è riuscito a far dubitare nessuno? Se a noi ha detto che è sbagliato chiedersi se al momento del reato si era capaci di intendere e volere perché sbagliate sono le premesse, com'è che l'Istituzione continua a farlo? Ma lo sanno? Cosa si dovrebbe indagare?
Perché a parità di reato alcuni passano la vita in carcere e altri dopo qualche anno escono?
Sa cosa le dico? Non capisco più niente, non so più cosa pensavo prima e cosa penso ora. Non so più da dove sono partita e dove sono arrivata, né che senso abbia quello che ho scritto.
Troppe domande, troppi dubbi ho in testa. Adesso che lei ha combinato una bella confusione è anche in grado di mettere ordine?!
Ora ho davanti almeno 2 alternative: o cancello tutto e non le spedisco niente, o non cancello niente e le spedisco tutto.
Certo è che qualsiasi cosa deciderò di fare, porterà a delle conseguenze diverse, come per quell'alunno là che, non preparato per il compito, decide di andare ugualmente in classe prendendo 4 o di starsene fuori e
così per me. Bè, forse 'sta cosa l'ho capita!
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