UNIVERSITA' DEGLI STUDI MILANO BICOCCA
FACOLTA' DI PSICOLOGIA

RELAZIONE FINALE DI TIROCINIO
“Gruppo della Trasgressione ”

 

Giulia Marchioro

25-09-2008
 

Durante il percorso di studi mi sono via via sentita attratta dalla psicologia sociale e, in particolare, dal fenomeno sempre più preoccupante della devianza giovanile. Nella scelta del mio tirocinio, ho parlato dei miei interessi con il relatore della tesi di laurea, il Professor Colucci, ho preso in considerazione diverse società e cooperative, decidendo infine per il Gruppo della Trasgressione.

Il gruppo si riunisce con cadenza settimanale presso gli istituti penitenziari dell’area milanese (San Vittore, Opera e Bollate) ed è composto da studenti universitari e neolaureati in diverse discipline (Psicologia, Giurisprudenza, Filosofia, Lettere), comuni cittadini e detenuti interessati all’iniziativa. Gli incontri sono coordinati dal Dott. Angelo Aparo, psicoterapeuta, consulente del Ministero della Giustizia e ideatore del gruppo.

Come emerge dalla consultazione del sito www.trasgressione.net, il gruppo si propone di riflettere, attraverso l’analisi delle diverse esperienze dell’uomo (il rancore, la sfida, il limite, il potere…) sulla spinta a trasgredire, sulle condizioni che la favoriscono e le conseguenze delle “scelte” individuali, e ha come obiettivo la responsabilizzazione del soggetto e l’identificazione degli strumenti utili ad un percorso educativo e rieducativo.

La frequentazione del Gruppo, da marzo a giugno 2008, mi ha consentito di intessere relazioni con persone impegnate e stimolanti e di prendere contatto con la realtà penitenziaria che, come accade spesso a chi sta fuori, pensavo non mi riguardasse.

Il lavoro del gruppo si avvale:

L’obiettivo principale rimane quello di esplorare le analogie e le differenze nelle esperienze vissute dall’uomo, a partire da quelle più comuni e quotidiane fino a quelle che conducono alla trasgressione e all’illecito penale.

Durante il periodo della mia frequenza ritengo che le attività più formative siano state:

Gli incontri sulla rieducazione in carcere hanno visto interagire gli studenti della Facoltà di Giurisprudenza con rappresentanti della Polizia Penitenziaria dell’area milanese, detenuti e membri esterni del Gruppo della Trasgressione.

Obiettivo dichiarato della pena, secondo l’art. 27 comma 3 della Costituzione, è la rieducazione del condannato. Pena detentiva e rieducazione appaiono tuttavia, alla luce dell’esperienza, situazioni difficilmente conciliabili. Il detenuto ha bisogno di attenzione personale, di assistenza psicologica, di stimoli culturali che gli permettano di aprire finestre sul mondo e su se stesso senza indulgenza e senza vittimismo; ha bisogno di essere aiutato a diventare cittadino fra i cittadini. A questo tende il Gruppo della Trasgressione, il cui lavoro, tuttavia, non può fare a meno della collaborazione e del sostegno delle istituzioni e, più immediatamente, del personale penitenziario, interlocutore, e non controparte, del detenuto.

Durante gli incontri, si è pertanto cercato di:

Durante gli incontri con le scuole, i membri del Gruppo si sono confrontati con gli adolescenti giovandosi di diversi strumenti espressivi: opere d’arte, scritti di detenuti e musica, suscitando curiosità e domande. Le canzoni di De André e i suoi personaggi imperfetti sono stati occasione importante di riflessione e confronto.

Il compito per me più impegnativo, durante questi incontri, è stato quello di confrontare le mie esperienze problematiche con quelle dei detenuti e descrivere agli adolescenti gli aspetti emozionali comuni.

La partecipazione alle diverse attività del Gruppo, dai convegni agli incontri con le scolaresche, dentro e fuori dalle carceri di San Vittore e Bollate, ha generato in me la consapevolezza che per intraprendere una professione in ambito psicologico non si può prescindere dalla propria storia personale, dalle proprie resistenze, paure, inquietudini, traumi e gioie.

L’elaborazione del proprio passato è di fondamentale importanza per la buona conduzione del lavoro con altre persone. Con l'attività di questo singolare laboratorio di confine mi è stato possibile avviare tale percorso. Di questo ringrazio le istituzioni che mi hanno dato agio di viverlo e, in particolare, il coordinatore del gruppo e tutti i suoi membri, interni ed esterni al carcere.