AGORA'

 

Gentile professore,

sono una studentessa di psicologia che segue con molto interesse il suo corso sulla devianza.

Non vorrei annoiarla con inutili preamboli e per questo arrivo subito al tema della mia mail:

sono rimasta molto colpita da un brano intitolato "Abele e Caino" scritto da un membro del "gruppo della trasgressione". Alejandro e' riuscito a trasmettere delle emozioni fortissime attraverso una metafora che mai fu cosi' chiara e terribilmente reale.

Mi sento dalla parte del torto nei confronti delle persone che condividono l'esperienza di Alejandro;vorrei fare qualche cosa per avvicinarmi a loro eppure ho paura di confrontarmi con una realta' che da sempre e' tenuta nascosta a noi giovani "normali".

Sono affascinata dalla sua forza comunicativa, dall'intensita' dei messaggi che grida a noi studenti sicuramente troppo lontani dalla sofferenza che è abituato ad affrontare.
Vorrei che mi dicesse come fare a superare la paura che mi separa dalle persone che, secondo me, hanno bisogno piu' di chiunque altro di un contatto con la societa'.

Se trovasse del tempo per rispondermi lo apprezzerei molto; le chiedo scusa se ho usato dei termini non troppo consoni all'argomento la saluto e aspetto una sua risposta

Serena