Domande urgenti |
Patrizia Canavesi |
Insegnante a Saronno (MI) | 01-12-2007 |
Al gruppo della Trasgressione
Dopo l'incontro con voi di sabato 24 novembre, sono tornate fuori e con urgenza alcune domande a cui ancora non riesco a dare risposta. Tornano impellenti ogni volta che vedo i miei studenti turbolenti e "sciamannati", incapaci anche di giocare insieme senza annoiarsi o maltrattarsi a vicenda, o assisto impotente ai consigli di classe in cui fra noi colleghi ci lamentiamo di molti ragazzi ma non sappiamo quali strategie concrete adottare… Cosa può promuovere un cambiamento, o almeno, cosa possiamo o dobbiamo fare per non impedire che un cambiamento sia possibile? Me lo sono chiesto tante volte anche lo scorso anno, lavorando nel carcere di Busto Arsizio dove ero allibita dalla durezza e inerzia dell'Istituzione carceraria. Gli agenti più volte hanno cercato di farmi intendere che "...sti delinquenti li trattiamo troppo bene.. e li paghiamo pure per venire a scuola..." Se a questo aggiungi che alcuni tra gli alunni più simpatici e creativi sono degli irredimibili consumatori di coca che non vedono l'ora di tornare a organizzare vendite e scambi, per rituffarsi nella bella e ricca vita dello spacciatore... capirai che sono davvero confusa. Non è facile dar loro torto… chi non ha mai lavorato non è abituato e non si adatterà certo alla fatica e alla noia quotidiana, sapendo che, con qualche traffico, può raggiungere un mondo dorato e profumato, praticamente un sogno, salvo poi qualche risveglio brusco... In sintesi, non so proprio se ci sia una reale possibilità di cambiamento. A scuola come in carcere.. è sufficiente parlare, raccontarsi, comprendere? Cosa possiamo fare con i nostri studenti per essere credibili? Forse chi sta in carcere può aiutarci a dare risposte concrete.. visto che le buone parole e le intenzioni non hanno mai sfamato nessuno… Avrai capito che sono diffidente nei confronti delle parole… anche se so che il vostro lavoro è basato fondamentalmente sulla parola, che diventa stimolo e riflessione personale e scava a volte molto in profondità. Credo che un cambiamento sia possibile solo attraverso l'esperienza positiva, la condivisione di qualcosa di buono, di un lavoro concreto.. insomma, sperimentare la bellezza della vita oltre che la fatica del quotidiano, la rabbia, la desolazione... All'incontro di sabato in carcere mi è parso di vedere che il vostro gruppo va proprio in questa direzione: permette ai detenuti e agli studenti di incontrare qualcuno che si spende per te, qualcuno per cui tu vali qualcosa, qualcuno che, per la credibilità che si è guadagnata col suo impegno, diventa "una persona alla quale chiedere di essere riconosciuti... e per cosa" |