Dopo l'incontro col gruppo Trsg

Elena Felice

Liceo linguistico Oderzo 14-03-2008
 
 

Per noi giovani la responsabilità è difficile da possedere e spesso la si evita. Il rimedio estremo per comportamenti irresponsabili e dannosi è il carcere, ma poco si conosce di questo mondo circondato da mura e cancelli.

In merito a ciò durante questi mesi è stato approfondito in classe il progetto “il piacere della responsabilità” in collaborazione con il gruppo della trasgressione che opera nel carcere di San Vittore a Milano.

Ci siamo preparati da Gennaio in un primo incontro a scuola, con una ragazza del gruppo della trasgressione, e in seguito abbiamo approfondito le nostre conoscenze con la visione del film “i cento passi” di Marco Tullio Giordana e la lettura di “il segreto di Luca” di Ignazio Silone.

Martedì 11 Marzo finalmente abbiamo avuto un lungo incontro con il gruppo della trasgressione tra cui c’era Vito, un carcerato. La nostra prima curiosità era quella di capire come funziona il carcere, come è strutturato e soprattutto eravamo incuriositi dal motivo per cui Vito era stato condannato. All’inizio dell’incontro abbiamo parlato però soprattutto di concetti astratti, di sentimenti e di ciò che spinge a fare delle azioni sbagliate. Vito ci ha raccontato la sua esperienza, dall’adolescenza burrascosa alle rapine. Tutti abbiamo partecipato attivamente alle discussioni e questo interesse è stato importantissimo per il clima che si è instaurato tra di noi e i ragazzi venuti da Milano.

 

 

Un forte gesto di accoglienza e condivisione è stato il pranzo, offerto da noi e consumato in classe. È stato uno dei momenti in cui ci siamo aperti di più, in particolare quando fuori dalla scuola alcuni di noi si sono fermati a parlare con Vito: abbiamo potuto in quei pochi minuti porgli delle domande e approfondire la conoscenza con una persona che, prima di conoscere, consideravamo completamente lontana da noi.

Invece Vito è proprio come ognuno di noi; è un uomo che ha commesso dei gravi sbagli e per questo sta pagando, ma grazie al gruppo della trasgressione sta lavorando su se stesso. Si è aperto con noi alla fine dell’incontro con un discorso che ha davvero colpito ed emozionato tutti. È difficile di solito parlare sinceramente e mostrare i propri sentimenti, spesso non riusciamo a farlo neanche con chi ci vive accanto, per questo la schiettezza nei discorsi di Vito ha stupito tutta la classe.

Ci siamo sentiti così ancora più vicini a lui, tanto da immedesimarci nei suoi racconti. Le frasi che mi sono rimaste più impresse sono due: Vito ha detto di aver trovato la libertà in prigione e che il carcere lo ha rapinato dell’amore. Lui in questi anni di reclusione è riuscito a riflettere sulle sue azioni e a cambiare, mentre in moltissimi casi chi esce di galera commette subito gli stessi reati che lo hanno portato dentro.

Il passo fondamentale che ha portato Vito a questo cambiamento è stato chiedere aiuto. Nessuno può infatti cavarsela da solo di fronte a gravi problemi e solo l’aiuto altrui offre la forza e il coraggio di affrontare ogni conseguenza. Se Vito non avesse accolto l’aiuto offerto dal gruppo, non sarebbe stato lì a parlare con noi quel giorno.

Poi sentire un ex-rapinatore dire che il carcere gli ha rubato l’amore e la possibilità di amare ha fatto riflettere tutti. In carcere Vito ha passato i primi 25 mesi chiuso in cella con altri uomini, ma era come se fosse stato solo: non aveva nessuno con cui parlare e a cui dare un segno d’affetto. Il tempo per vedere i familiari è ridottissimo e lui ha una moglie e una figlia fuori che ha deluso, ma che lo aspettano. Forse è proprio il fatto di avere qualcuno che aspetta fuori che non fa uscire di senno chi è imprigionato.

Insomma in così poco tempo è riuscito a toccarci il cuore e a commuoverci e certamente questo incontro ha lasciato un segno in ognuno di noi.

Ora aspettiamo con ansia la visita del 29 Marzo a Milano, nel carcere di San Vittore, in quel “mondo” ladro di sentimenti.