Dopo l'incontro col gruppo Trsg |
Alberto Brescancin |
Liceo linguistico Oderzo | 20-03-2008 |
Martedì ho passato una giornata molto impegnativa. È stata una “maratona” di sensazioni molto forti.
La cosa che mi ha colpito di più sono stati gli occhi di Vito. Nello sguardo di quell’uomo ho riconosciuto una profondità che non trovo facilmente nelle occhiate che scambio con gran parte della gente che incontro.
Prima di approfondire l’argomento è necessario fare una precisazione. Durante la prima parte dell’incontro ero in soggezione: riuscivo benissimo a guardare in volto il dott. Aparo, ma non osavo fissare negli occhi Vito. La preparazione all’incontro, organizzata dal gruppo di esperti, mi ha molto aiutato, ma il contributo maggiore, probabilmente, è arrivato dal pranzo, momento più disteso in cui è stato possibile porre le basi per un dialogo sincero tra noi e il Gruppo della Trasgressione.
Mai prima di martedì avevo avuto un contatto così diretto con un carcerato: le emozioni provate sono state uniche. Paradossalmente, posso dire che ho maggiore confidenza con Vito, visto una sola volta, che con il mio vicino di casa che saluto quotidianamente. Perché?
Sono molti i fattori che mi hanno portato alla “vicinanza” con questo detenuto. Oltre alla sincerità, espressa da quel suo sguardo, mi ha colpito la sua capacità di parlare di sé. Egli è riuscito a parlare della sua vita e dei suoi errori più gravi davanti a un gruppo di adolescenti appena conosciuti! Ciò mi ha stimolato una domanda: che tipo di rapporto ho io col mondo? Quanto spesso mi accade di comunicare con questa facilità?
Particolarmente coinvolgente è stata la riflessione sui “fiumi sotterranei”. Per qualche istante ho sentito i miei fiumi sotterranei incontrarsi con quelli delle persone che avevo davanti senza pregiudizi. Penso che quest’esperienza sia intimamente legata al piacere della responsabilità, linea guida del progetto e credo che comunicare con altri è sinonimo di responsabilità.
Responsabilità significa anche consapevolezza dei propri sentimenti nascosti, sotterrati dalla paura o dalla pigrizia mentale. Questo incontro ha favorito un’introspezione profonda delle esperienze e dei sentimenti che mi attraversano. Nonostante i buoni risultati scolastici e sportivi e i rapporti di amicizia che ho, infatti, anch’io ho dentro un fiume di rabbia, frustrazione e tristezza che scorre sotterraneo. E’ molto difficile, certo, riuscire ad accettare questo corso d’acqua e di emozioni anche per via del mio orgoglio. Avere riconosciuto questa corrente di sentimenti mi è servito: ho capito che a volte chiedere aiuto è più utile che affidarsi totalmente all’orgoglio.
Queste ore passate dialogando con serenità si sono sedimentate e ci sono rimaste dentro. È molto difficile, per un giovane come me, riuscire a scrivere l’enormità di queste emozioni su di un pezzo di carta, ma spero di aver fatto capire sia il valore delle sensazioni provate, sia l’utilità e i buoni risultati del progetto.
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