Avvicinare e Allontanare |
Karim - Pasquale Forti |
19-02-2008 |
Ero bambino, il mio nonno paterno era un uomo vecchio stampo, la sua figura era forgiata dalla fatica del lavoro nella campagna dell’entroterra reggino. Aveva un modo di porsi delicato e gentile. Quando mi portava con sé per l’agrumeto e mi spiegava i suoi interventi di bonifica sulle piante, mi coinvolgeva totalmente, memorizzavo tutti i suoi insegnamenti e mi regolavo di conseguenza, nel modo più naturale e spontaneo. La stagione estiva la trascorrevamo in questa proprietà, tutta la ma famiglia. Mio padre aveva un modo diverso di “insegnare”, non accattivava la mia attenzione, ma la pretendeva e le sue indicazioni erano imposizioni alle quali non ci si poteva sottrarre. Per reazione, ma questo lo capisco adesso, cercavo ogni espediente per stare lontano da ciò che lui faceva e, se c’ero, era perché dovevo obbedire e non ne potevo fare a meno. Quando invece andavo a trovare da solo mio nonno, mi sembrava di essere in un parco tipo Gardaland.. Ogni cosa che facevamo sembrava un gioco meraviglioso; mi sentivo protagonista e, anche se costava fatica, non me ne accorgevo. Io però non vivevo con mio nonno, vivevo con mio padre, con il quale non sono mai riuscito ad avere un dialogo, tra me e lui non esisteva relazione, si era formata una frattura che non è mai stata colmata e fino a tutt’oggi è irrisolta. In casa mia era lui l’autorità, la legge. Era lui che dettava le norme e indicava ciò che era opportuno o no. Non sentivo alcuna responsabilità verso le sue regole. E questo non giustifica la posizione che ho assunto nella vita, dalla quale ho escluso ogni valore che potesse essere riconosciuto come tale. So che mio padre mi amava ed anch’io lo amavo, anche se forse potrebbe sembrare strano per quello che ho detto e per quello che ancora dirò. Il suo modello non mi seduceva per niente, anche se, stranamente, molti di quei tratti li ho riproposti nel rapporto con mio figlio… ma questa è un'altra storia. Eliminata la credibilità dell’autorità, attraverso la sua forma “autoritaria”, dentro di me si è formato un distacco con la collettività che, alimentato nelle epoche successive, è diventato profondo e difficile da colmare. L’autorità autorevole di mio nonno mi portava ad interiorizzare norme e valori, sui quali le norme stesse erano fondate. In fondo, erano norme che riguardavano la civile convivenza sociale. Ma mio nonno morì quando ero poco più che adolescente e il suo contributo non è stato sufficiente. Adesso sto cercando di rientrare nella collettività, sto recuperando il percorso e mi ci sto incamminando con molta pazienza, per riappropriarmi di quel senso della comunità che contraddistingue l’individuo – cittadino. Aver condiviso queste riflessioni con voi, oggi, è un altro piccolo passo in questa direzione.
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