Una vespa a BisuschioINCONTRO STUDENTI DI BISUSCHIO 12.01.2010
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Patrizia Canavesi | 24-01-2010 |
Introduce il dott. Aparo
Il Gruppo della Trasgressioine nasce come tentativo di rispondere all’art. 27 della costituzione… dove si afferma che la pena deve essere anche una possibilità di recupero del cittadino. Ma cosa bisogna fare per rieducare? Ci sono almeno due modi di intendere la rieducazione.
Per l’Istituzione Carceraria spesso RIEDUCARE significa solo Ammaestrare, cioè abituare la persona a tenere comportamenti corretti. Se fai bene sei premiato (sconti di pena, libere uscite..) altrimenti sei punito (isolamento, niente permessi..)
Per il Gruppo della trasgressione RIEDUCARE significa recuperare le spinte costruttive che esistono già nella persona, in tutte le persone, anche se in modo diverso e con diverse manifestazioni.
E’ necessario perciò riconoscere queste spinte costruttive e offrire stimoli appropriati affinché possano emergere e crescere.
Si parte dal presupposto che in ogni essere umano ci siano almeno 2 spinte:
In ogni essere umano c’è la voglia di crescere, di diventare grandi e c'è anche la tendenza naturale a procurarsi GRATIFICAZIONE, in almeno due modi diversi:
Per educare è fondamentale cercare di stimolare la voglia di crescere, anziché quella di regredire
A questo punto Aparo chiede a tutti i presenti di trovare esempi utili per le due polarità.
I contributi, a poco a poco, giungono da tutti i presenti (studenti, insegnanti, detenuti e membri esterni del gruppo, operatori del Sert di Bollate)
GRATIFICAZIONE DI TIPO ELEMENTARE e/o REGRESSIVA:
GRATIFICAZIONE EMANCIPATIVA
La GRATIFICAZIONE passa molto spesso attraverso la ricerca dell’accettazione, del RICONOSCIMENTO da parte dell’altro. E’ innegabile il desiderio, anzi il bisogno di ‘Valere’ agli occhi di qualcuno.
Questo cercare il riconoscimento è normale, naturale. Ma ci sono modi diversi di cercarlo:
CERCARE RICONOSCIMENTO IN MODO REGRESSIVO
LA RICERCA DI GRATIFICAZIONE DI TIPO EMANCIPATIVO
Al Gruppo della Trasgressione non si chiede “che cosa hai fatto, perché sei dentro” nella fiducia che, via via che le persone trovano gratificazioni dagli incontri e dal confronto reciproco, possano sentirsi sempre più libere e vivere il desiderio (a volte un vero e proprio bisogno) di parlare di sé in modo libero, autentico, senza maschere. Negli incontri l’obiettivo primario è cercare di valorizzare quello che le persone hanno dentro di sé. È necessario far emergere nelle persone elementi che favoriscano la comprensione delle proprie esperienze, delle gratificazioni realmente vissute per capire quali sono i meccanismi che spingono a ricercare certe emozioni o certi tipi di gratificazione regressiva..
Negli ultimi incontri si è parlato di Libertà.. sensazione di libertà; Quando hai provato una sensazione di libertà? Prova a recuperare i ricordi i momenti di emozione.
Inizia la terza fase dell'incontro. Una quindicina di persone (studenti, insegnanti e membri del gruppo Trsg) si siedono attorno a un tavolo posto al centro della stanza; in un secondo cerchio più grande rimangono seduti gli altri presenti.
Viene letto lo scritto di Antonio di Mauro, detenuto (non presente) membro del Gruppo Tsrs: A neppula.
Ci sono alcuni interventi di apprezzamento dello scritto. Diverse persone ne sono state visibilmente coinvolte.
Si riflette sul fatto che si tratta di uno scritto semplice, di una persona poco acculturata, ma che non ha niente di meno di una poesia o di uno scritto letterario, artistico. E’ tipico dell’Arte quello di “dire una cosa e fartene venire in mente altre 100, l’Arte apre alle emozioni più profonde.
Ci si chiede perché tra tutti i ricordi vissuti emerga proprio questo molto lontano, di un bambino piccolo che vuole andare sulla vespa di papà?
Forse perché emerge uno dei desideri più comuni e naturali, quello di diventare grandi.
Ma per diventare grandi c’è bisogno di alleati.. di qualcuno che ti aiuti e ti sostenga.
I ragazzi – non solo i bambini- hanno bisogno di essere visti, riconosciuti, dagli adulti nel loro desiderio di crescere e di sentirsi importanti.
E’ necessario sapere riconoscere anche da grandi, le persone, gli adulti che possono aiutarci e sostenere la nostra crescita personale.
In genere il ricordo delle persone che ci hanno ‘visti’ e che ci hanno fatti sentire grandi e liberi, rimane indelebile… quasi sempre si tratta di un genitore o di un adulto di cui avevamo molta stima o fiducia.
Questi ricordi così puri, limpidi, possono svolgere un ruolo importante nella vita della persona. Perché?
Che uso facciamo di questi ricordi? E chi non ha ricordi positivi dell’infanzia?
E, peggio ancora, coloro che hanno solo ricordi negativi, anche dei genitori?
Viene riferito quanto un detenuto diceva all'incontro del gruppo a San Vittore, appena il giorno prima
“ricordi belli non ne ho. Solo violenze in famiglia. Non mi piace ricordare. Non ne voglio parlare. Se gli unici ricordi che ho sono di questo tipo, che cosa me ne faccio?”
Ci si lascia sulla domanda:
Cosa possiamo fare con i nostri ricordi negativi?