Il bello di una vita normale |
Alessandra Frontini | 28-01-2011 |
Penso che il virus delle gioie corte possa colpire persone che mancano di certezze, ovvero che non hanno ricevuto durante l'infanzia e l'adolescenza quelle certezze che fanno sentire un bambino e poi un ragazzo amato, apprezzato. Se i genitori e la famiglia non sono in grado di farlo sentire amato, al figlio mancherà il nutrimento per soddisfare un bisogno che è primario quanto il cibo per la sopravvivenza, ovvero il bisogno di essere voluto, di essere amato, di "carezze". La mancanza di amore, stabilità, certezze non è molto diversa dalla mancanza di cibo in casa o dalla paura che regnerebbe in casa se si vivesse in un paese in guerra. Per un bambino la mancanza di amore (attenzione, presenza, carezze) è come mancanza di nutrimento.
Se penso a miei alunni problematici, bulli o depressi, vittime o carnefici, mi rendo conto che nelle loro storie vi è qualcosa che le accomuna: il loro andare male a scuola o il disturbo costante che arrecano in classe, il provocare gli insegnanti o trattare male i compagni, tutto ciò è dovuto al fatto che la scuola e la soddisfazione personale che può derivare dall'andar bene a scuola non potevano assolutamente diventare un obiettivo per loro, perché impegnati a soddisfare bisogni più primordiali, come il bisogno di essere amato e non abbandonato.
La soddisfazione personale che deriva dalla realizzazione professionale e che può rappresentare una gioia a lungo termine non può essere cercata e raggiunta se prima non si saziano i bisogni primordiali; mancando la soddisfazioni di tali bisogni primari, un individuo cerca comunque di soddisfare certe gioie, cerca vie per saziarsi almeno un po’... se non si può avere tutto, beh, si cerca di accaparrarsi almeno qualcosa.... quello che è alla propria portata.
Durante una mia presenza al Gruppo della Trasgressione avevo proprio discusso di questo punto con un detenuto e ricordo di aver proprio sentito una differenza abissale tra come mi sento io con la mia vita e come si sentiva lui rispetto alla sua vita. Lui raccontava proprio di aver sempre sentito il bisogno di procurarsi gioie brevi e facili, di provare emozioni forti, dalla droga alla guida spericolata, ed io invece che sono così maledettamente contenta nel vero senso della parola della mia vita normale, della mia quotidianità.
Non vorrei essere nessun altro, ho imparato ad accettarmi per quello che sono e sono soddisfatta delle mia vita, del mio misero stipendio di 1100 euro al mese, 500 euro di mutuo, delle mie fatiche quotidiane, delle cene con gli amici, del film che mi vedo un volta a settimana perché le altre sere sono stanchissima, del mio fidanzato e della nostra routine, delle mie amicizie decennali. Dall'esterno potrebbe sembrare una vita noiosa la mia, ma io non la vivo così, la certezza di avere una famiglia che mi vuole bene, un compagno che amo e che mi ama, un lavoro che mi soddisfa, riempiono completamente la mia persona. Ecco, credo che chi va a cercare gioie corte manchi di questa sensazione di pienezza.