l'illusione delle gioie corte |
Gualtiero Leoni | 25-05-2011 |
Mi chiamo Gualtiero Leoni, sono parecchi anni che sono in carcere e ne ho altrettanti da fare prima di uscire. Faccio parte da quattro anni del Gruppo della Trasgressione. Da allora ho cominciato a guardarmi dentro. Sembra troppo semplicistico, eppure è così. Non so cosa mi sia capitato, ma è come se per la prima volta avessi trovato il coraggio di mettere in discussione il mio vissuto. Ho avuto la possibilità di ripercorrere, passo dopo passo, il mio passato, con occhi diversi, con occhi curiosi.
Tutto ciò che fa parte di noi, la positività, le debolezze, sono il nostro bagaglio, è la nostra storia e possiamo decidere se conoscerla e farla conoscere, se farla diventare un punto di partenza per la nostra ricostruzione, materia di studio e di gratificazione per la nostra nuova vita.
Il convegno a cui dovrei partecipare ha come titolo “Il virus delle gioie corte”. Credo che si tratti di quel virus che ci contagia quando ci si abitua a raggiungere piaceri immediati, confondendoli con gratificazioni o meriti che una vita improntata su un progetto possono portarci.
Da parte mia, ho sempre avuto difficoltà ad uscire dalla normalità in modo normale. Intendo dire che non sono mai riuscito ad unire fantasia, progetti e realtà per potere allargare i miei limiti e superarli nella realtà comune. Usavo quelle “gioie corte”, a me così congeniali, che mi portavano ad illudermi di essere, appagandomi nell’immediato e allontanandomi dalla possibilità di stare nelle regole. Le regole mie le creavo io, giocando gran parte delle volte fuori campo, oltre i limiti.